Due ministeri condannati in primo grado per il crollo dei palazzi in via Don Luigi Sturzo numero 33 e numero 39, con sentenze destinate a fare storia, perché in Italia poche volte è capitato che un tribunale condannasse due importanti dicasteri dello Stato.
E’ il Tribunale dell’Aquila in composizione monocratica a condannare, con due sentenze gemelle pubblicate tra il 17 e il 18 agosto e che riguardano due differenti crolli del sisma 2009 (nei quali, in totale, persero la vita 21 persone), il ministero delle Infrastrutture e quello dell’Interno a risarcire i familiari di Vinicio D’Andrea e Angela Belfatto per il crollo del civico 33, e quelli di Iole Capasso e Alessia Di Pasquale per il civico 39. I due ministeri non hanno “adempiuto – si legge nella sentenza – ai compiti di vigilanza e controllo di rispettiva competenza in materia edilizia”.
Parole che suonano ancora oggi – a distanza di quasi 10 anni – forse troppo fredde e burocratiche, ma che per i familiari delle vittime segnano un nuovo inizio almeno da un punto di vista della giustizia. Certo è che nessuna sentenza o somma risarcitoria potrà colmare il dolore di perdite di vite umane che si sarebbero potute evitare.
“Sono due ministeri che oggi non hanno più a che fare con le funzioni alle quali non hanno ottemperato all’epoca – spiega l’avvocato difensore dei familiari delle quattro vittime, Andrea Filippi De Santis – e su cui l’avvocatura dello Stato ha fatto leva”,
circostanza che ha portando a citare in giudizio anche la Regione e la Provincia.
“L’aspetto più complesso è stato proprio ricostruire le funzioni che avevano all’epoca i due ministeri, “funzioni destinate a salvaguardare la pubblica incolumità, il cittadino, perché un tecnico può anche sbagliare. Ma se esistono queste propaggini dello Stato, esistono proprio allo scopo di garantire i cittadini affinché si realizzino costruzioni conformi alle normative. Lo sconcerto e il dolore sono dovuti a questo: la considerazione amara che gli organismi che avrebbero e hanno queste funzioni si sono purtroppo rivelate inefficaci”, aggiunge De Santis, che nel crollo del civico 33 perse la madre.