Il conservatorio Casella dell’Aquila dice no al ritorno della struttura nell’ex Polo di Collemaggio, contrariamente a quanto diffuso dalla stampa nelle ultime ore.
A diffondere la notizia, con la pubblicazione del progetto di recupero dell’ex monastero di Santa Maria di Collemaggio (che prima del sisma era sede del Conservatorio dell’Aquila) è il ministero delle Infrastrutture, che l’ha pubblicata sul proprio sito.
Il direttore Giandomenico Piermarini ribadisce ciò che sostiene ormai da anni: occorre individuare una struttura degna delle dimensioni che ha acquisito oggi il Conservatorio, cresciuto a tal punto da essere diventato una piccola azienda culturale di circa 1000 persone, tra studenti docenti e personale non docente. Una strada intrapresa insieme alle altre istituzioni, con incontri e tavoli ai quali hanno preso parte, anche di recente, i rappresentanti del Comune, della Provincia e del Provveditorato, stazione appaltante dell’opera di riqualificazione.
A dare il via libera al recupero dell’ex monastero di Santa Maria di Collemaggio, in passato sede del Conservatorio, è il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti sul suo sito internet.
La riqualificazione del complesso abbaziale annesso all’omonima basilica, di recente riaperta al culto dopo l’intervento di recupero post sisma, era bloccata a causa di un ricorso proposto da uno dei concorrenti alla procedura indetta dal Provveditorato alle Opere pubbliche di Lazio Abruzzo Sardegna: ora, dopo la pubblicazione della sentenza definitiva del Consiglio di Stato, si potrà procedere con l’intervento edilizio senza. L’importo complessivo del progetto è di 18.200.000 euro.
Ma, per un’opera che finalmente si sblocca, ce n’è un’altra che subisce un nuovo, inatteso stop. Nei giorni scorsi, lo stesso dicastero aveva annunciato il via ai lavori di recupero della ex scuola De Amicis: il Tar, però, ha accolto il ricorso della ditta MGM avverso il Mit, il Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche e la nuova ditta affidataria dei lavori, il Consorzio Stabile SEI Scarl, annullando, di fatto, l’aggiudicazione della gara. In sostanza, il Provveditorato – risolto il contratto con la MGM – avrebbe dovuto indire una nuova gara e non procedere alla scorrimento della graduatoria con successivo contratto d’appalto con la SEI, “in omaggio ai principi di libera ed effettiva concorrenza.