Nuove accuse e altri filoni di indagine spuntano nell’ambito dell’inchiesta dei carabinieri, partita meno di un anno fa, su presunte mazzette negli appalti per la ricostruzione di monumenti e chiese gestiti dal Mibact Abruzzo. Il blitz del 19 luglio scorso portò a 11 arresti e una ventina di indagati.
La procura della Repubblica dell’Aquila ha chiesto e ottenuto dal Gip la proroga delle indagini. A essere coinvolti, in questo secondo girone di nuove accuse, sarebbero imprenditori e funzionari del ministero dei beni culturali. Nuovi indizi sarebbero emersi dopo circa un anno di lavoro e riguarderebbero appalti per la ricostruzione di altri monumenti danneggiati dal terremoto del 2009 e ora la proroga permetterà di indagare fino a giugno e gli investigatori si aspettano nuovi nomi e nuovi indagati. Le accuse, finora, a vario titolo, vanno dalla corruzione, alla turbativa d’asta, dal falso, alla soppressione e distruzione di atti. I magistrati contestano il pagamento di somme per ottenere gli ingenti appalti del post terremoto per la ricostruzione di antichi palazzi e chiese.
Da mesi i militari dell’Arma visionano il materiale sequestrato nel corso delle perquisizioni in Abruzzo, Campania, Puglia e Marche.
Gli investigatori hanno arricchito le accuse contenute nelle circa 200 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice Giuseppe Romano Gargarella. Tra le contestazioni che hanno fatto più scalpore il dato che dopo il terremoto del 2016 nel centro Italia “gli imprenditori monitorati da questo ufficio – si legge nei dispositivi degli investigatori – tra i quali hanno assunto un comportamento particolarmente cinico i rappresentanti della società l’Internazionale, hanno cercato nuovi incarichi, grazie ai rapporti diretti con i pubblici funzionari”.
A finire sotto la lente d’ingrandimento è stato anche l’appalto per i lavori della torre medicea a Santo Stefano di Sessanio per presunti 40 mila euro di mazzette.