Test della linea produttiva effettuati e produzione cominciata da due settimane all’Accord Phoenix, la fabbrica di triturazione dei rifiuti elettrici ed elettronici, i cosiddetti “Raee”, voluta all’Aquila dall’imprenditore inglese Ravi Shankar.
Stabilimento realizzato anche con il contributo del 4% della ricostruzione, circa 20 milioni di euro. Un viaggio all’interno della fabbrica – in occasione dell’educational tour organizzato dalla rassegna internazionale sulla ricostruzione “Officina L’Aquila”, che proprio oggi apre i battenti per una tre giorni di approfondimenti all’auditorium del parco del castello.
Stabilimento che finalmente muove i primi passi dopo un anno di stop dovuto al sequestro, nel 2016 da parte dell’autorità giudiziaria per irregolarità nella gestione di rifiuti pericolosi e per criticità nei locali nell’ex polo elettronico di Pile, alla periferia ovest della città, a dicembre 2016, la guardia di finanza aveva posto sotto sequestro l’impianto e i macchinari, misura poi revocata dalla procura alcuni mesi fa. Già sono al lavoro 30 dipendenti, ma a regime, entro la fine del 2018, saranno 140 persone, soltanto l’inizio, spiega il presidente di Accord Phoenix Giuseppe Carrella, di un ampio piano di espansione.
Ma serve anche una risposta da parte del tessuto imprenditoriale locale. Il materiale è già immesso in un mercato per ora prettamente europeo (Germania, Svizzera e Inghilterra), ma l’auspicio di Carrella è che anche all’Aquila nasca presto un forte indotto che sappia sfruttare l’opportunità di avere a portata di mano delle “materie prime seconde” pure – vetro, alluminio, rame, plastica e ferro – ottenute dalla lavorazione meccanica (con macchine di alta tecnologia realizzate appositamente per lo stabilimento dell’Aquila) di monitor, telefonini, cavi e tanti altri rifiuti sia Raee (elettronici) sia non Raee.
Un avvio di produzione che è stato una vera emozione per i lavoratori.