Aveva compiuto 100 anni il cardinale Loris Capovilla, deceduto oggi presso la clinica Palazzolo di Bergamo. Capovilla, il più anziano cardinale italiano, era stato vescovo della diocesi di Chieti nel 1967.
Il cardinale Capovilla era stato a lungo segretario particolare di Angelo Giuseppe Roncalli quando fu nominato patriarca di Venezia. A Roncalli rimase vicino una decina d’anni, successivamente si è adoperato per custodirne la memoria e divulgare il pensiero e le opere del pontefice (nella foto). Capovilla era diventato vescovo di Chieti nel 1967, poi andò a reggere la diocesi di Loreto. Dal 1988, anno in cui si dimise, viveva a Sotto il Monte Giovanni XXIII, in provincia di Bergamo, paese natale dell’amato Papa Roncalli. Due anni fa aveva ricevuto la porpora cardinalizia per decisione di Papa Francesco. Il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, in una nota sottolinea le doti umane del cardinale scomparso e ne ricorda la presenza in Abruzzo.
“Apprendo con autentico dolore – scrive D’Alfonso – della morte del cardinale Loris Capovilla, per oltre dieci anni segretario particolare di Papa Giovanni XXIII – il Papa del Concilio Vaticano II – e Arcivescovo di Chieti-Vasto dal 1967 al 1971. Loris Capovilla è stato un grande uomo di Chiesa e ha svolto, al fianco di quel Papa Roncalli che l’attuale pontefice con grande saggezza ha voluto finalmente santo e che tutti ricordiamo come il Papa buono, una funzione fondamentale nell’ambito di un pontificato che è stato profetico, e ha segnato la storia recente della Chiesa, gettando le basi di quell’apertura alla modernità e ai tempi cambianti che oggi contraddistingue la guida di Papa Francesco. Capovilla ha continuato ad essere, in tutti i ruoli ricoperti e fino alla fine, un sostenitore della Chiesa del dialogo interreligioso, della pace, misericordiosa e accogliente verso gli ultimi. Anche in Abruzzo Capovilla seppe portare con forza il messaggio di rinnovamento del Concilio, trovandosi a ricoprire la funzione di Arcivescovo della Diocesi di Chieti-Vasto dal 26 giugno 1967 al 25 settembre 1971 in una fase di passaggio e di transizione nella vita della comunità dei cattolici, non scevra da incomprensioni e amarezze che però non gli provennero mai dalla gente semplice, dal popolo della sua Diocesi, dai cittadini credenti e non credenti, che di lui hanno sempre conservato nel tempo e tramandato attraverso le generazioni un ricordo affettuoso e indelebile, di vicinanza e di empatia vera, con le loro premure e sofferenze quotidiane. Ed in questo modo lo voglio ricordare: come un uomo, un sacerdote e un vescovo cui l’Abruzzo deve essere grato e riconoscente per i segni che ci ha lasciato e che continueremo a coltivare nella memoria delle generazioni”.