Sono passati 50 anni dalla notte tra il 26 e il 27 febbraio 1971, quando L’Aquila fu sconvolta da una sommossa popolare per lo Statuto regionale della neo costituita Regione Abruzzo.
Le regioni, ricorda l’Ansa, furono istituite nel 1970 con le elezioni che portarono alla formazione del Consigli regionali, il cui primo compito fu proprio quello di disegnare la forma istituzionale dello strumento previsto nella Costituzione. La sommossa fu scatenata dall’assegnazione – a L’Aquila o a Pescara – delle sedi istituzionali di Giunta, Consiglio o assessorati. Quelli che passarono alla storia come i moti dell’Aquila furono tre giorni convulsi, nei quali la città venne messa a ferro e fuoco. La folla assaltò le sedi dei partiti, quelle della Dc e del Pci furono devastate, le case di alcuni esponenti politici vennero date alle fiamme. In molti, per paura, si diedero alla macchia per diversi giorni.
I fatti aquilani erano stati preceduti nel giugno del 1970 da analoghi disordini a Pescara, scaturiti dai medesimi intenti rivendicativi del capoluogo adriatico: manifestazioni di piazza, copertoni in fiamme, arresti, sassaiole. La costruzione dell’architettura della Regione fu un parto difficile, così ripercorso dall’ex presidente della Rai, Claudio Petruccioli, all’epoca segretario regionale del Pci:
“Le varie anime regionali – tanto che come le Calabrie e le Puglie, a scuola noi studiavamo gli Abruzzi – hanno complicato la realizzazione di una unità regionale, ma tengo a sottolineare che a distanza di 50 anni lo Statuto che approvammo è ancora quello ed è in vigore, segno che non fu un errore”.