L’acqua delle 99 Cannelle e il fatto che ci sia un pendio che parte dall’Aterno e arriva al culmine della città ci potrebbe fare ipotizzare per L’Aquila un’origine storica diversa.
A svelarlo con un piccolo colpo di scena nel corso della giornata di studi dedicata alle mura medievali e alle preesistenze archeologiche rispetto alla data di fondazione della città, è stato questa mattina Vincenzo D’Ercole, in passato direttore archeologo della Soprintendenza archeologica d’Abruzzo e attualmente alla Direzione generale Antichità del Ministero per i Beni e le Attività culturali.
Un convengo dal titolo significativo di “Oltrelaquila”, organizzato dal Rotary Club L’Aquila in collaborazione con il Comune, che ha affrontato il passato archeologico dell’Aquila fino ad arrivare alle nuove infrastrutture.
Per D’Ercole ci sono dei segnali che lasciano intuire che la storia dell’Aquila non comincia dal Medioevo, ma abbia origine quattromila anni prima.
“Le poche testimonianze che abbiamo non sono molte ci fanno capre che già nell’età del Ferro, cioè nel primo millennio a.c. c’era un insediamento sulla collina dell’Aquila: abbiamo delle tombe che ci dicono questo. Ho l’impressione che fosse una città santuario come quelle che si trovano tra Italici e Sanniti al confine tra due etnie, come Luco dei Marsi nel fucino al confine tra gli Equi e i Marsi. Forse L’Aquila era al confine tra i Sabini di Amiternum e i Vestini di Aveja e Capestrano”.
A confermarlo è la notizia del ritrovamento di un grande santuario il più importante del mondo italico, che era Thiora Matiene.
Il servizio del Tg8: