Il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente aveva detto un paio di mesi fa che un pezzo della copertura del “decumano”, il lungo corridoio dell’Expo di Milano, si sarebbe potuto usare per dare finalmente un tetto agli ambulanti che al sole e al gelo lavorano al mercato di piazza D’Armi, alla periferia ovest della città.
Una condizione di esposizione alle intemperie che impedisce spesso di aprire i banchi e quindi ferma il lavoro, andando ad aggravare la già pesante crisi del settore degli ambulanti.
E’ la conseguenza di una vita che si riorganizza dopo il terremoto; e il mercato dell’Aquila, uno dei pochissimi che in Italia si è tenuto per secoli in centro storico (a piazza Duomo), si svuota ogni giorno di più. Mentre nel resto d’Italia i commercianti chiudono i negozi fissi per aprirsi al mercato cittadino, e resistere così alla crisi economica, all’Aquila chiudono sia negozi sia ambulanti.
Erano 85 quelli aquilani nel 2012, oggi sono la metà, mentre i coltivatori diretti sono diminuiti del 70% e i commercianti del settore ortofrutticolo del 40%.
(Il mercato di piazza Duomo prima del sisma)
Una morìa alla quale si deve porre un freno. Le esigenze sono cambiate, dicono gli ambulanti, il mercato giornaliero era un punto di riferimento per 15mila persone che vi ruotavano dalle 7 del mattino fino al primo pomeriggio. Oggi la gente non frequenta più il mercato perché è cambiata la città e la popolazione è sparpagliata in una circa 50 nuovi quartieri realizzati dopo il sisma.
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