Quasi 9 milioni di euro e 495 giorni di lavoro (da dicembre a metà del 2017) per terminare i lavori di recupero del palazzo dell’Emiciclo e dell’ex Gil maschile, ma ci sono voluti quasi sette anni anni di attesa per veder porre – metaforicamente – la prima pietra.
Tanti anni di ritardo dovuti a una serie infinita di ricorsi al Tar da parte delle ditte escluse che ha alla fine visto l’amministrazione regionale uscire vincente, come dice il presidente del consiglio regionale, Giuseppe Di Pangrazio: tutto è stato fatto, insomma secondo le regole.
Fatto sta, che sono trascorsi oltre sei anni, un ritardo che fa il paio con tanti altri ritardi nella ricostruzione dell’Aquila. Sono stati 1.428 i giorni necessari per i procedimenti burocratici, 345 quelli spesi per la giustizia amministrativa, nonostante l’iter di inoltro per i contributi risalga al 6 giugno del 2009, come ha più volte rimarcato il direttore amministrativo dell’ente, Paolo Costanzi.
Ma oggi è un giorno di festa. I lavori sono partiti a metà del dicembre nel palazzo che fino al 6 aprile del 2009 ospitava la sede del consiglio regionale, un cantiere aperto oggi ai giornalisti per mostrare come sarà l’intero complesso fra meno di un paio di anni grazie ai lavori dell’associazione temporanea di impresa che si è aggiudicata l’appalto.
Il complesso (nel quale rientra anche l’ex scuola Gil maschile) diventerà tutt’uno con la Villa Comunale, mentre la Regione sta valutando la sua destinazione. Già è stato sottoscritto, ad esempio, un documento d’intenti tra il presidente del consiglio regionale e il centro di alta formazione e ricerca Gran Sasso science institute, che ha la sua sede attuale in un palazzo alla villa Comunale e che sarebbe interessato agli spazi del palazzo dell’Emiciclo.
Una richiesta subito “sposata” da Di Pangrazio, che vorebbe aprire il complesso a realtà dal peso internazionale come, appunto, il Gssi. Naturalmente è ancora tutto da valutare e decidere. Nei prossimi mesi anche l’attuale sede del consiglio regionale sarà interessata a lavori di adeguamento.
La due sale consiliari, quella vecchia nell’edificio dell’Emiciclo e l’attuale saranno usate con alternanza, ha spiegato Di Pangrazio, con l’intento di aprire la vecchia sala soprattutto alla cittadinanza e alle esposizioni, spazio quest’ultimo che manca.
Al tour nel cantiere hanno partecipato oanche il vicepresidente vicario del consiglio regionale Lucrezio Paolini, i rappresentanti delle imprese, gli ingegneri, gli architetti, alcuni dirigenti della Regione fra cui Costanzi.
I LAVORI. L’architettura dell’Emiciclo non sarà stravolta, anzi verrà recuperata la sua struttura originaria. La Sala Michetti diventerà il cuore del nuovo Emiciclo. Le modifiche più importanti riguardano il chiostro dietro il porticato, che negli ani è stato coperto e occupato dalla cosiddetta Sala Michetti. Al chiostro srà restituita la sua funzione di snodo e incontro con l’intero compelsso come una sorta di grane giardino d’inverno, con un tetto trasparene e alcune piante all’interno.
Ospiterà, probabilmente, anche una sorta di “caffè letterario” nel quale saranno raccolte le opere del grande patrimonio librario del consiglio regionale. Questa parte dell’Emiciclo, come ha spiegato l’architetto Lucio Zazzara, spazio sottovalutato nel tempo e usato come disimpegno:
“Verrà riletta nel suo valore storico e istituzionale, perché si vuole ridare senso agli spazi. Questo sarà l’angolo dell’adunanza, dell’incontro che sarà restituito alla città”.
La vicina sala conferenze, invece, sarà recuperata con la realizzazione di una sala convegni sotterranea al piano inferiore del piazzale esterno dell’Emiciclo (su via Iacobucci).
SICUREZZA SISMICA. Importante l’intervento per la sicurezza, che prevede il miglioramento sismico che prevede di isolare il fabbricato dal terreno permettendo di abbattere di 10 volte le azioni sismiche. In questo modo sarà anche possibile garantire interventi di recupero architettonico nella parte sovrastante senza lavori invasivi di sicurezza. Quello che riguarda l’Emiciclo abruzzese è il settimo intervento di questo tipo al mondo: ne esistono tre in California, uno neli Stati Uniti e due in Nuova Zelanda, alcuni dei Paesi con il più alto rischio sismico al mondo.