Noventadue consorzi dei palazzi in ricostruzione a San Demetrio sono fermi, per loro i cantieri non aprono, i lavori non partono e le persone non tornano a casa. Questo significa che il paese non rinasce, si spopola e s’impoverisce.
La burocrazia è ancora una volta troppo lenta rispetto alla vita reale, e così a distanza di tre mesi dall’ultima denuncia del sindaco Silvano Cappelli, non è cambiato nulla. I 92 consorzi fermi significa che almeno 300 persone non possono tornare a casa, a monte c’è un iter di esame delle pratiche troppo lungo e complesso, e dall’altra personale sottodimensionato che dunque non riesce a smaltire le pratiche velocemente. Una situazione che riguarda tutti i Comun dell’area colpita dal sisma che fa riferimento all’area omogenea numero 8, la più colpita dal sisma del 2009 e dunque con il numero più alto di pratiche di ricostruzione da smaltire e che aumentano ogni giorno di più. In una lettera dei presidenti di consorzio viene chiesto di trovare al più presto soluzioni per risolvere l’impasse al sindaco e a tutti i soggetti che hanno la responsabilità di gestire la ricostruzione. Che cosa non va lo spiega il sindaco.
Nei giorni scorsi, intanto, i sindaci del cratere abruzzese, hanno chiesto un incontro urgente al sottosegretario al ministero dell’Economia Paola De Micheli, per chiedere un cospicuo aumento del Fondo unico per il personale precario impegnato nella ricostruzione post sismica, impiegati nei due uffici speciali per la ricostruzione, dell’Aquila (Usra) e del cratere (Usrc), e negli uffici tecnici dei Comuni, a cui si sono aggiunti quest’anno gli addetti di Abruzzo Engineering. Per il personale dell’Ufficio speciale per la ricostruzione per il 2016 i fondi a disposizione restano infatti 11,5 milioni di euro.