Forse è il primo sciopero dei docenti universitari che si ricordi negli ultimi 50 anni quello che è scattato oggi a livello nazionale e che si protrarrà per tutto il mese di settembre.
A incrociare le braccia in uno sciopero sui generis, formale per non interrompere le attività didattiche e non influenzare il diritto degli studenti alla formazione, sono i professori di un’ottantina di università italiane. Fra queste anche l’ateneo dell’Aquila, dove il 10% dei docenti ha già sottoscritto la proclamazione dello sciopero e non si presenterà al primo appello di settembre.
Una percentuale che arriverà a toccare almeno il 50% secondo il docente di Ingegneria civile Angelo Luongo, che spiega i motivi di uno sciopero epocale. Innanzitutto il blocco degli scatti salariali, avviato per tutti i dipendenti pubblici per 4 anni dal Governo Berlusconi nel 2011, poi sbloccato mantenendo, però, l’eccezione del fermo degli scatti salariali per i soli docenti delle università italiane. Per i quali i cinque anni del blocco non vengono conteggiati ai fini pensionistici. Una decisione che penalizza anche i giovani ricercatori.