Nuova giornata di interrogatori dell’ultimo gruppo di indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla tragedia dell’Hotel Rigopiano di Farindola. La struttura fu spazzata via il 18 gennaio 2017 da una valanga che provoco’ 29 morti. Tre gli indagati interrogati questa mattina dal procuratore capo di Pescara Massimiliano Serpi e dal sostituto Andrea Papalia. Lunedì sarà ascoltato il Sottosegretario regionale Mario Mazzocca.
Si tratta del responsabile della sala operativa della Protezione civile, Silvio Liberatore; di Antonio Iovino, dirigente del servizio di programmazione di attività della Protezione civile; e di Carlo Giovani, dirigente del servizio prevenzione rischi della Protezione civile dal 3 giugno 2013 all’epoca dei fatti. Ai tre viene contestata la tardiva convocazione del Comitato operativo regionale delle emergenze (Core). Giovani, assistito dall’avvocato Vincenzo Di Girolamo, si e’ avvalso della facoltà di non rispondere e ha presentato una breve memoria. La linea difensiva sostiene che:
“Quella commissione per insediarsi e – ha detto l’avvocato Di Girolamo – per essere convocata necessitava dell’impulso del presidente della Giunta e chi avrebbe dovuto poi provvedere sarebbe stato il dirigente con competenze in materia di emergenza, cioe’ Iovino”. Il legale ha aggiunto inoltre che “la competenza in materia di tutto cio’ che atteneva un’emergenza era del servizio diretto da Iovino”. “Abbiamo spiegato – ha detto ai cronisti l’avvocato Mauro Catenacci, legale di Antonio Iovino – la nostra posizione. Confidiamo che la Procura tenga conto dei nostri argomenti che mi pare siano molto solidi”. Il difensore di Silvio Liberatore, l’avvocato Luca Bruno, ha invece sostenuto che “il Core non ha alcuna competenza in materia di viabilita’ e sgombero della neve dalle strade”.
Lunedi’ sara’ interrogato Mario Mazzocca, sottosegretario regionale con delega alla Protezione civile. In totale l’inchiesta conta 39 indagati, tra loro ci sono anche l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo, il presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco, e il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta. I reati ipotizzati vanno, a vario titolo, dal crollo di costruzioni o altri disastri colposi, all’omicidio e lesioni colpose, all’abuso d’ufficio e al falso ideologico, alla rimozione o omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro.