Prosegue la mobilitazione dei lavoratori della Faist di Cerratina nella zona artigianale di Lanciano, che produce i sensori per le turbine di auto e veicoli commerciali. I vertici dell’ azienda hanno deciso di chiudere lo stabilimento abruzzese per spostare la produzione a Montone vicino a Perugia.
I 16 dipendenti da ieri sono in presidio davanti lo stabilimento per impedire l’uscita dei macchinari della linea di produzione caricati sui tir.
Il segretario regionale della Fim Cisl, Domenico Bologna, stamani al fianco dei lavoratori, ha annunciato di aver richiesto un incontro in Prefettura a Chieti in quanto non sarebbero state rispettate le leggi vigenti in materia di licenziamento. Secondo l’esponente sindacale, i vertici dell’azienda avrebbero dovuto concedere ai lavoratori 75 giorni di preavviso prima di decretare i licenziamenti e rimuovere la linea di produzione.
“Il lavoro per Faist c’è”, hanno sottolineato i 16 dipendenti di cui 9 donne, ma la proprietà ha deciso di smantellare”. “E’ un’azienda solida con numerose commesse gestita con un modello quasi familiare. Non si comprende il perchè di questa decisione”.
Davanti i cancelli della fait anche due automobili della Polizia che controllano il presidio pacifico. Il gruppo Faist, lo ricordiamo, conta quattromila dipendenti in 33 sedi nel mondo. A dicembre scorso l’annuncio improvviso della chiusura del sito produttivo di Lanciano, a favore di Montone, dove sarebbero stati dichiarati circa 50 esuberi. “È una guerra tra poveri”, commenta Manuela Ricci, direttore di stabilimento e Rsa Fim Cisl. E sulla vicenda interviene anche l’ Ascom Abruzzo con una lettera inviata al Prefetto di Chieti, al presidente della Regione Abruzzo, agli assessori alle Attività produttive e al Lavoro della Regione e al sindaco di Lanciano.
“Nel territorio di Lanciano-Val di Sangro si sta consumando l’ennesimo dramma del lavoro, nel silenzio più inquietante. L’azienda Faist, situata nella zona industriale di località Cerratina a Lanciano, che opera nell’ambito di quell’automotive su cui l’Abruzzo sta investendo e di cui tanto parla, ha deciso di chiudere. E non perché ha problemi qui, sul nostro territorio, dato che laproduzione va avanti a pieno ritmo. Ha problemi in altre sedi, ma sta smantellando in Abruzzo per spostare la produzione in Umbria. Si tratta di una fabbrica d’eccellenza che produce componenti di qualità. Sono 17 i dipendenti, compresa una interinale, per la maggior parte donne, che rischiano di restare presto disoccupati. E che in questi giorni stanno dando vita ad una strenua lotta, per cercare di conservare il proprio posto di lavoro. Stanno presidiando i cancelli, notte e giorno, sotto il freddo e la neve, per evitare che vengano portati via i macchinari delle linee di produzione. E nessuno che stia dando loro un aiuto. Problemi, inoltre, ci sono anche alla San Marco Industrial, altra azienda di Lanciano, che ha annunciato una quarantina di esuberi. Ascom Abruzzo è preoccupata per quanto sta accadendo e per le sorti di questi lavoratori e chiede che le istituzioni e la politica facciano la loro parte, che almeno facciano un tentativo per salvare i lavoratori da una sorte che sembra ormai segnata. E’ un copione che, purtroppo, si ripete. Sono diverse le aziende che in questi anni hanno delocalizzato, non solo all’estero, lasciando sul lastrico centinaia di lavoratori. Alcune hanno optato semplicemente per altre regioni, abbandonando l’Abruzzo. Che non sembra più territorio appetibile per investire, mentre in passato qui si si sono insediati i colossi metalmeccanici che ancora trainano l’economia regionale e attorno ai quali ruotano decine di piccole imprese”.
Il collegamento con il Tg8