I cantieri della ricostruzione nascondono il popolo degli operai e dei restauratori che con un lavoro certosino e paziente riportano alla luce i gioielli dell’Aquila, come palazzo de Nardis e il suo antico oratorio.
Dietro le impalcature e la polvere che si alza al cielo ogni giorno dai cantieri della ricostruzione, quei cantieri tante volte maledetti per il disagio che portano alla vita quotidiana della città si nasconde il popolo degli operai e dei restauratori che con un lavoro certosino e paziente riportano alla luce i gioielli dell’Aquila. Sono l’esercito specializzato delle imprese che, affiancando la ricostruzione edile vera e propria, curano il recupero archeologico e il restauro degli elementi danneggiati o distrutti dal sisma di affreschi e dipinti danneggiati dal sisma, intonaci decorati ridotti in pezzi, soffitti lignei crollati, antichi organi distrutti, facciate storiche staccate dal corpo delle strutture anche per diversi centimetri.
Alle loro mani viene letteralmente affidata la rinascita dei beni monumentali aquilani. Come palazzo de Nardis e il suo oratorio, antica chiesa tardo barocca appartenente alla famiglia omonima e gioiello architettonico straordinario in Via San Marciano. Un lavoro specialistico che dev’essere affidato a personale preparato, che sappia utilizzare tecniche d’intervento modernissime nel rispetto dei materiali e delle procedure di costruzione originarie, tenendo conto delle norme di sicurezza e miglioramento sismico che fanno dell’Aquila il centro storico vincolato più sicuro d’Italia. Dall’operosità di queste mani rinasceranno, ad esempio, il palazzo de Nardis e il suo antico oratorio (l’oratorio di Sant’Antonio da Padova dei Cavalieri de Nardis).
La costruzione di questo edificio risale alla metà del XVII secolo, e soltanto poche decine di anni dopo subì un importante opera di restauro, in conseguenza dei danni causati dal terremoto avvenuto nel 1703 all’Aquila. Questo evento lascerà all’Oratorio le connotazioni estetiche che lo hanno portato fino alla data del sisma che ha nuovamente colpito L’Aquila il 6 aprile 2009. La facciata è un chiaro esempio del periodo artistico settecentesco aquilano, scandita da tre assi di finestre a loro volta riquadrate da paraste tuscaniche di ordine gigante. I portoni laterali coronati da massicci timpani ricurvi, presentando al centro una nicchia che custodisce la statua di S. Antonio. All’interno si scorgono varie tipologie di decorazioni in stile barocco realizzate con i più svariati materiali e con diverse tecniche di esecuzione.Gli apparati decorativi all’interno dell’Oratorio sono molto complessi nelle forme e nella ricchezza dei motivi ornamentali, tipicamente di stile barocco con diverse tecniche esecutive e varietà di materiali costitutivi che si mischiano e si combinano tra di loro in forme plastiche che arricchiscono ogni angolo dell’ambiente interno. Materiali diversi si possono riscontrare sugli altari, i cenotafi e la zona absidale, realizzati in stucco, pittura murale e tarsie marmoree. A fronte dei notevoli danni del sisma del 6 aprile 2009 l’intervento di restauro realizzato da archeoRes è stato definito in base al materiale costitutivo del manufatto e al livello del danno riscontrato. Le operazioni sono state proposte per ogni tipologia di materiali. Particolarmente rilevanti sono risultate le lavorazioni su stucchi, materiale lapideo, pittura murale e decorazione. Il danno maggiore lo ha subìto il cartiglio dell’Oratorio, con l’evento sismico e per il notevole peso si è staccato totalmente dalla parete, portando via anche parte della muratura realizzata con grosse pietre di forma irregolare. Con il crollo, anche le braccia e le ali degli angeli hanno subìto importanti danni. I frammenti raccolti, sono stati catalogati e ricomposti in piano, purtroppo circa il 65% del cartiglio è andato perso, con la caduta parte di esso si è totalmente frantumato. La parte in stucco non crollata, comunque presentava distacchi dalla muratura e decoesione tra l’arriccio e la finitura. L’intervento di ricomposizione delle porzioni crollate attraverso lo studio di tutto il materiale recuperato è stato particolarmente rilevante. In dettaglio è stata eseguita un’integrazione plastica delle parti mancanti del modellato in stucco al fine di restituire unità di lettura all’opera e anche di ricostituire parti architettoniche e decorative strutturalmente necessarie alla conservazione delle superfici circostanti. Il soffitto ligneo dell’oratorio opera di Ferdinando Mosca da Pescocostanzo (autore anche del soffitto della Basilica di S.Bernardino in L’Aquila) è stato sottoposto ad ampio restauro. Al centro, emerge il dipinto su tela realizzato dal Damini e dedicato a S.Antonio, mentre tutt’intorno gli spazi sono occupati da grandi girali con rami e foglie e specchiature a rilievo, decorate con motivi floreali e volti di fanciulli. Il restauro, ha avuto come obiettivo il recupero di tutti gli elementi artistici del soffitto, mediante la totale restituzione dei brani decorativi. L’intervento è stato organizzato in due fasi, conservativa e di ripresentazione estetica e si avvia a conclusione.
IL SERVIZIO DEL TG8:
https://www.youtube.com/watch?v=XfelugQbECs