Il bilancio del patrimonio culturale dell’Aquila e del cratere sismico restaurato dopo il terremoto del 2009 è stato fatto questa mattina dal Segretariato regionale per l’Abruzzo e dalla Soprintendenza per L’Aquila e i Comuni del cratere sismico.
La consapevolezza che L’Aquila sia il quinto centro storico d’Italia per presenza di beni tutelati è forse arrivata soltanto con il terremoto del 6 aprile 2009. Una grande città d’arte con un grande centro storico e 60 frazioni, immenso il patrimonio danneggiato, in alcuni casi perso per sempre. Intorno alla città, un enorme cratere sismico con un prezioso patrimonio diffuso di chiese, santuari, fontane, castelli, torri, mura e siti archeologici colpiti dalla distruzione. Oltre duemila i beni dichiarati d’interesse culturale tra L’Aquila e il suo cratere sismico. Per questo, ricostruire il patrimonio culturale del capoluogo di regione vuol dire ricostruire la città. Oggi nella sede del Segretariato Mibac il bilancio di un lavoro ancora molto lontano dall’essere concluso, in una città sicuramente diversa dal com’era prima del 6 aprile 2009.
Il primo monumento restituito alla città colpita dal sisma del 2009 fu la Fontana delle 99 Cannelle, recuperata grazie al Fai, il Fondo ambientale italiano. Poi, via via altri monumenti sono tornati alla luce, pur fra mille difficoltà e intoppi burocratici, come la chiesa di Santa Maria del Suffragio o la Basilica di Santa Maria di Collemaggio, solo per fare qualche esempio, e centinaia di beni privati vincolati. Ma i monumenti e le chiese che mancano all’appello sono ancora tante, ad esempio il Duomo di San Massimo, la chiesa di San Marco e Santa Maria Paganica.
Intanto procede un censimento dei beni archivistici dell’Archivio di Stato dell’Aquila.