Dove si blocca il meccanismo della ricostruzione pubblica? Abbiamo provato a fare un ragionamento con il provveditore alle Opere pubbliche.
Una ricostruzione double face, con da un lato i cantieri dei palazzi privati che rapidamente stanno tornando alla vita e dall’altro lato, spesso a pochissimi metri di distanza, i grandi aggregati degli edifici pubblici, fermi come se per loro 10 anni – dal terremoto del 2009 – non fossero mai trascorsi.
E’ il caso della scuola De Amicis, della biblioteca provinciale, del Convitto nazionale, di palazzo Carli sede dell’Università, delle scuole, delle palazzine Ater, la cui ricostruzione è gestita dal Provveditorato alle opere pubbliche, nella sua veste di stazione appaltante. Per tornare alla vita sociale piena, e al recupero del suo ruolo istituzionale, è fondamentale per L’Aquila che le sedi pubbliche tornino fruibili. Ma dove si blocca il meccanismo della ricostruzione pubblica? Abbiamo provato a fare un ragionamento con il provveditore alle Opere pubbliche per Lazio, Abruzzo e Sardegna, Vittorio Rapisarda, alla guida dell’ente dal 2016. Non si tratta di ritardi, come spiega ai nostri microfoni; ma il meccanismo delle gare pubbliche così come dettato dal codice degli appalti è complesso, spesso imbrigliante e dai tempi incerti. C’è soltanto una strada da seguire, spiega Rapisarda:
Occorre snellire il codice degli appalti perché – dice – il terremoto è come una guerra e si va in guerra con strumenti eccezionali.
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