La vita difficile dei commercianti del centro storico tra i cantieri della ricostruzione e dei sottoservizi. Pochi clienti al bancone del bar, pochi giornali venduti all’edicola. Non va meglio alla tabaccheria del Corso. Ma è Pezhman – il giovane gestore del negozio “Sos Venti3”, lungo il Corso – quello che stamattina non ha visto entrare nemmeno una persona nel suo laboratorio inaugurato sei mesi fa.
La ricostruzione che s’intreccia con i cantieri del tunnel intelligente dei sottoservizi mette a dura prova l’esistenza di tante attività che hanno accettato la sfida di riaprire nonostante tutto. Pesa la chiusura di via Sant’Amico, via della Genca, via Paganica e piazza Chiarino; per raggiungere le attività occorre fare un vero e proprio slalom tra corso Vittorio Emanuele, piazza Regina Margherita e via Garibaldi. Una gincana che scoraggia anche i clienti più irriducibili. Ma i cantieri non si possono fermare: è questo l’ultimo tratto centrale dei sottoservizi, poi finalmente il centro storico sarà libero. Ma quanto tempo dovrà passare ancora? Vorrebbero saperlo i commercianti, che intanto aspettano come manna dal cielo i contributi di “Fare Centro” il bando voluto dalla Regione Abruzzo per riportare i commercianti nei luoghi del cratere sismico.
Ma i tempi sono ancora lunghi.
I cantieri dei sottoservizi hanno un ostacolo prima di tutto: i continui ritrovamenti archeologici o di elementi urbanistici di inizio Novecento o anche antecedenti bloccano i lavori e rendono necessario l’intervento della Soprintendenza. Dopo le festività, l’8 gennaio, i lavori di realizzazione delle nuove reti dei servizi cittadini si sono fermati praticamente subito in via Garibaldi. Altri ritrovamenti lungo corso Vittorio Emanuele hanno prolungato i disagi.
Disagi che si aggiungono alla difficoltà di riportare la vita in una città da ricostruire. Pochi residenti, scarsi gli uffici pubblici insediati in centro storico, pochi anche gli operai a causa del maltempo che prolunga l’inattività dei cantieri.