Gli architetti dell’Aquila mandano un ultimatum all’amministrazione comunale e in generale a tutti gli attori politici che “hanno dimenticato il futuro dell’Aquila e delle sue frazioni”.
La ricostruzione resta divisa in due, da un lato quella privata che pur tra mille difficoltà procede, e quella pubblica quasi del tutto ferma. E la politica non ha ancora concretamente preso in mano il destino della città, vuoi per i tempi di assestamento dopo il passaggio dalla vecchia alla nuova amministrazione, ormai avvenuto due anni fa, vuoi per la continua campagna elettorale . “Torneremo in piazza a protestare”, dicono gli architetti dell’Aquila, che chiamano a raccolta tutti gli ordini professionali per fare fronte comune verso una politica incapace di batter i pugni a Roma e in Europa. “Basta con gli spot, l’aquila è zoppa – dice il presidente dell’ordine provinciale degli architetti, Edoardo Compagnone – i politici ritornino ad assumere il loro ruolo agli occhi del governo nazionale”, e propone una sorta di “Sblocca cantieri per L’Aquila”, un documento che possa una volta per tutte snellire la ricostruzione pubblica, che, impantanata nella burocrazia impedisce la ripresa della vita sociale.
Ma c’è anche un’altra anomalia da affrontare con azioni legislative ad hoc, ribadisce Compagnone, ed è quella delle imprese con il vizio di ricorrere al Tar in maniera indiscriminata, spesso bloccando per anni senza ragioni reali l’avvio dei cantieri. Un esempio per tutti è la scuola De Amicis, avvolta in una nuvola nera di tubi ‘Innocenti’ il cui cantiere, avviato alcune settimane fa a 10 anni dal sisma, è stato di nuovo fermato dall’ennesimo ricorso al Tar di una delle ditte escluse dall’appalto.
Il servizio del Tg8