Far riscoprire ai bambini le tradizioni e le attività di una volta, come la produzione del pane, del formaggio, della lana e del carbone. Attività scomparse nella grande “fabbrica mangiatutto” che è la grande distribuzione, o l’industrializzazione e che torna a vivere a Colle San Vito.
Attività che permettevano a un comunità piccola e agro-pastorale come quella di Tornimparte di vivere, fonte principale – fino ai primi decenni del secolo scorso – di economia. La pastorizia e la produzione del carbone più di tutte. E sulla produzione di carbone – elemento fondamentale non soltanto per riscaldarsi durante l’inverno, o per accendere i fuochi con cui cucinare quando era ancora lontana da venire l’epoca delle caldaie o delle stufe a pellet, ma anche per ricavare qualche guadagno con la sua vendita – che le famiglie di Tornimparte puntavano per integrare i magri guadagni dell’agricoltura. L’antica tradizione della carbonaia – in dialetto “Ju Catozzu” – è tornata in vita nella piccola frazione di questo Comune a 20 km dall’Aquila grazie al progetto “L’arte del fare carbone”, organizzato dalle associazioni culturali “Rocca San Vito” e “Le carbonaie”, al quale hanno partecipato 70 bambini dell’Istituto comprensivo Comenio di Tornimparte. I carbonai non ci sono quasi più e il carbone non viene più utilizzato per accendere fuochi e caldaie. Ma quanto ancora si può imparare da un’arte antica?
Un duro lavoro quello dei carbonai, fatto di mesi trascorsi nei boschi, lontani dalle famiglie, a contatto con la natura e con l’ambiente, oggi bene prezioso da tutelare.
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