A Fossacesia ignoti trafugano il Bambinello dal presepe della piazza centrale, ma poi si pentono e chiedono scusa con una lettera. Il sindaco: «Aspetto una telefonata per fermare le indagini»
Si dicono pentiti gli autori, ancora ignoti, del trafugamento del Bambino Gesù dal presepe della centralissima piazza Fantini. La statua era stata portata via la notte del 30 dicembre scorso e nel tardo
pomeriggio del 31 era stata ritrovata nel presepe dell’Abbazia di San Giovanni in Venere.
Con una lettera anonima, indirizzata al sindaco di Fossacesia Enrico Di Giuseppantonio e infilata sotto la porta d’ingresso dell’ufficio Anagrafe, i “rapitori” del piccolo Gesù hanno chiesto scusa per quella che è stata definita “una goliardata”.
«Volevamo innanzitutto scusarci per il nostro gesto giudicato come un atto di vandalismo», si legge nella lettera anonima scritta al computer. «Il nostro non voleva essere un gesto mirato a offendere la religione o a urtare la sensibilità altrui, bensì solo un gesto di goliardia, fatto tra amici per ridere, senza rendersi conto delle conseguenze morali e legali che avrebbe comportato questo gesto fatto con troppa superficialità. Dato che non abbiamo arrecato alcun tipo di danno al Bambino Gesù, ma l’abbiamo semplicemente spostato da un posto a un altro, sempre nei confini del paese, anche in un luogo visitato come l’abbazia, in modo che sicuramente sarebbe stato ritrovato. Chiediamo ulteriormente scusa ai cittadini che si sono ritenuti offesi per questo gesto barbarico e speriamo che la comunità possa perdonare questo atto di stupidità.»
«Ho apprezzato il pentimento degli autori, ma mi aspetto da loro una telefonata chiarificatrice, prima di fermare l’azione d’indagine avviata dagli uomini dell’Arma», ha commentato il sindaco Enrico Di Giuseppantonio, che nell’immediatezza del fatto aveva sporto denuncia ai carabinieri della locale stazione. «Mi auguro che qualcuno di loro si faccia sentire per capire meglio cosa li ha spinti a spostare il Bambinello. Io non rivelerò a nessuno le loro identità. Intanto, apprezzo davvero la loro lettera.»