Taglio riserva del Borsacchio: docenti UnivAq sottoscrivono documento

Docenti e ricercatori dell’Università degli studi dell’Aquila esprimono preoccupazione per il taglio della Riserva regionale del Borsacchio: 19 esperti sottoscrivono un documento

Profonda preoccupazione per il taglio della riserva regionale è stata espressa da un gruppo di 19 persone, tra docenti e ricercatori, componenti della sezione di Scienze ambientali dell’Università degli Studi dell’Aquila.

La decisione relativa alla riperimetrazione della riserva naturale del Borsacchio, ricadente nel comune di Roseto degli Abruzzi, è stata assunta dal Consiglio regionale abruzzese attraverso un emendamento alla Legge di bilancio, presentato da cinque consiglieri di maggioranza e approvato nella seduta del 29 dicembre scorso.

IL TAGLIO DELL’AREA
La preoccupazione  deriva dal fatto che il drastico taglio dell’area inclusa nella suddetta Riserva, che passa da oltre 1.100 ettari ad appena 24.7, è stato effettuato senza alcuna preventiva valutazione di natura tecnico-scientifica che ne corroborasse la necessità e l’opportunità, anche in relazione agli impatti sugli obiettivi di tutela della biodiversità nazionali e comunitari e previsti dal quadro di riferimento globale dell’Agenda 2030 dell’Onu.

L’ESCLUSIONE DELLA FASCIA COLLINARE
La nuova perimetrazione esclude dalla Riserva tutta la fascia collinare retrostante la fascia costiera. La fascia collinare, pur essendo in buona parte utilizzata a fini agricoli, include anche habitat di elevato valore ecologico e di interesse comunitario, come riportato nella Carta della Natura redatta dall’Ispra. Notevolmente diversificata è inoltre la fauna che caratterizza tale fascia collinare.

IL FRATINO E LA CARETTA CARETTA
La nuova perimetrazione include esclusivamente la fascia litoranea compresa tra gli urbanizzati di Roseto degli Abruzzi e Cologna Spiaggia, che rappresenta un’importante area di nidificazione del fratino e ospita numerose piante caratteristiche degli habitat dunali e retrodunali; non da ultimo, sono da ricordare le recenti frequentazioni da parte di esemplari della tartaruga marina Caretta caretta, che hanno portato anche a fenomeni di nidificazione sulle spiagge della Riserva.
Tuttavia, la riperimetrazione, sebbene mantenga i vincoli di tutela in questa fascia costiera, potrebbe compromettere gravemente la funzionalità ecologica di questi ecosistemi costieri, privandoli di un’importante area buffer e di connettività ecologica, rappresentata dalla fascia collinare retrostante.

GLI ASPETTI GEOLOGICI E IL RISCHIO EROSIONE
Un ulteriore punto, che è importante rilevare, osservano docenti e ricercatori, riguarda gli aspetti geologici: buona parte della fascia collinare, inclusa nella Riserva fino allo scorso dicembre, presenta aree argillose ad accelerata erosione; i vincoli alle tipologie di attività agricole e manifatturiere che ivi si possono svolgere, legati proprio alla presenza della Riserva, hanno la funzione di contribuire, verosimilmente, ad evitare un’erosione ancor più marcata, quale potrebbe derivare da un uso del suolo legato a un’agricoltura intensiva o all’espansione edilizia.

L’ASSENZA DI UN’APPROPRIATA ANALISI SCIENTIFICA
La comunità scientifica internazionale ha chiaramente dimostrato che le aree protette attuali non sono sufficienti ad arrestare il drammatico declino della biodiversità e dei relativi servizi ecosistemici di cui l’umanità beneficia. In questo contesto, qualsiasi decisione in merito a riperimetrazioni di aree protette esistenti dovrebbe a maggior ragione essere preceduta da un’appropriata analisi scientifica dei costi e dei benefici dell’operazione stessa, non solo in termini locali ma anche in termini di rete integrata, nazionale e internazionale, di aree protette, finalizzata alla conservazione della biodiversità e dei servizi ecosistemici.

«Ci auguriamo che il Consiglio regionale torni sui suoi passi e avvii una fase di consultazione con tutti i portatori di interesse per valutare attentamente se, e in quale misura, sia realmente opportuno ridimensionare quest’area protetta», concludono i 19 esperti.