Per il crac da 7 milioni di euro delle Naiadi di Pescara sono state chieste tre condanne. Il pm Papalia parla di «gestione scellerata» e chiede cinque anni e dieci mesi per Serraiocco
Cinque anni e dieci mesi per una “gestione scellerata” delle Naiadi, all’origine di un crac da 7 milioni di euro: è la pena richiesta dal pm Andrea Papalia per il commercialista pescarese Vincenzo Serraiocco, considerato il protagonista della bancarotta fraudolenta della società Progetto Sport, che nel 2017 gestiva le piscine.
Tre anni a testa invece sono stati chiesti per l’ex amministratore Livio Di Bartolomeo e per Paolo Colaneri, uno dei due soci; per l’altro, Daniele D’Orazio, è stata chiesta l’assoluzione.
Lo rivela il quotidiano Il Centro nell’articolo di Maurizio Cirillo, pubblicato a pagina 15 del giornale in edicola oggi, venerdì 12 aprile 2024.
Serraiocco, responsabile nazionale dello Sport e commissario per la provincia di Pescara di Noi Moderati, era uno dei due “impresentabili” secondo la Commissione parlamentare Antimafia alle elezioni regionali dello scorso 10 marzo proprio per il processo in corso; candidato in due circoscrizioni, il commercialista aveva ottenuto 93 preferenze a Chieti e 165 a Pescara.
Secondo l’accusa, Serraiocco avrebbe manovrato per avvantaggiarsi degli introiti importanti della società sportiva, che ogni anno incassava almeno un milione di euro. Società che poi, lo stesso commercialista, avrebbe rilevato per portarla al fallimento, nonostante i 750 mila euro di fondi stanziati dalla Regione. Di queste operazioni, ha precisato Papalia, sarebbe stato all’oscuro il commissario giudiziale.
Per le difese, Serraiocco voleva solamente risanare la società, impegnata a farsi carico di tutte le spese relative a un impianto obsoleto. Il tutto nel disinteresse della stessa Regione.