Ci sono i primi tre indagati nel filone sulla bancarotta fraudolenta nell’ambito dell’inchiesta su Banca Etruria aperta dalla procura di Arezzo.
Giovedì scorso gli uomini della Guardia di Finanza hanno eseguito tre perquisizioni nelle abitazioni dell’ex presidente Giuseppe Fornasari, dell’ex consigliere di amministrazione Giorgio Guerrini e del funzionario dell’istituto aretino, Paolo Luigi Fiumi. Quello della bancarotta è solo l’ultimo filone dell’inchiesta sulla gestione della vecchia Banca Etruria e gli avvisi di garanzia arrivati potrebbero essere solo i primi: la procura starebbe valutando finanziamenti per circa 100 milioni di euro. Non è escluso che nelle prossime settimane possano esserci altre novità nel filone sulla bancarotta. Questo passaggio permetterà di aprire scenari nuovi per quanto riguarda la costituzione di parte civile dei risparmiatori che hanno visto ridursi in fumo i loro soldi dopo l’entrata in vigore del decreto salva banche nel novembre scorso.
Come spiega l’avvocato Vanna Pizzi, che segue e difende molti dei risparmiatori del primo comitato sorto in Italia (il comitato “Difesa dei risparmiatori della banca Etruria di Pizzoli, uno dei Comuni che contano il maggior numero di clienti beffati in Italia), questo rinvio a giudizio permetterà a maggior ragione di costituirsi parte civile nel procedimento, in quanto c’è una legittimazione prima inesistente sia per gli azionisti, sia per gli obbligazionisti. Circa un migliaio da 160 originari, i cittadini che potranno chiedere un risarcimenti per danni. Intanto si sta discutendo proprio in questi giorni alla Camera il decreto legge che stabilisce le norme per i rimborsi automatici dei risparmiatori che hanno perso tutto con il salvataggio di Banca Etruria, Banca Marche, Cariferrara e Carichieti.
Anche i risparmiatori di Pizzoli – che nei mesi hanno attuato tante proteste e anche l’occupzione della filiale della banca Etruria a Pizzoli – aspettano di capire come sarà realmente elaborato il testo del decreto.