Il Tar Abruzzo, accogliendo la proposta della Soprintendenza per L’Aquila e il cratere sismico, ha sospeso in via cautelare gli effetti della delibera del Consiglio comunale dell’11 aprile 2019, che approva in via definitiva la variante alle norme tecniche di attuazione del Prg per le frazioni.
Una norma contro la quale avevano alzato barricate anche diverse associazioni civiche e culturali, perché ritenuta – tra le altre cose – in grado di cancellare “con un colpo di spugna l’antica matrice romana e medievale delle frazioni: ossia un millennio di storia”. Ora bisognerà attendere il giudizio nel merito del Tar, ma intanto le associazioni cantano vittoria.
Sulla sospensione a scopo cautelativo della modifica alle norme tecniche del Prg interviene anche l’ex assessore alla Ricostruzione Pietro Di Stefano: fu lui che nel 2016 volle introdurre una delibera – con lo scopo di proteggere, al pari della città capoluogo, il patrimonio edilizio più antico delle frazioni esposto a demolizioni selvagge anche in assenza di preoccupanti livelli di danno e nel contempo garantendo un adeguato livello di sicurezza.
LA NOTA DELL’EX ASSESSORE ALLA RICOSTRUZIONE PIETRO DI STEFANO:
Il Tar ferma a scopo cautelativo la modifica alle norme tecniche del Prg che introducemmo nel 2016 con lo scopo di proteggere, al pari della città capoluogo, il patrimonio insediativo delle frazioni esposto a demolizioni selvagge anche in assenza di preoccupanti livelli di danno, garantendo in ogni caso un alto e adeguato livello di sicurezza; per farlo ci eravamo comunque premuniti di assicurare ai proprietari un aumento del contributo per il restauro conservativo degli immobili. Introducemmo anche la norma di cambio di destinazione d’uso per i locali al piano terra in favore di attività produttive per aumentarne l’attrattività ricettiva e turistica. I ripetuti strafalcioni normativi che sono poi stati introdotti violando a più riprese il contenuto e le procedure stabilite dalla LR 18/83 in materia di trasparenza e pubblicità, passaggi fondamentali per la partecipazione attiva dei cittadini al processo formativo di ogni strumento urbanistico, lasciavano già presupporre la possibilità di vari ricorsi. L’attuale amministrazione ha infatti praticamente usato il parere favorevole della Soprintendenza reso alla stesura della norma originaria per poi stravolgerla successivamente e a più riprese; il tutto con la partecipazione ipocrita della Provincia che avrebbe dovuto fermare l’iter per le pesanti violazioni alla legge, come è dovere e compito dell’autorità che sovrintende alla corretta applicazione legislativa. Oltre al ruolo della Soprintendenza è stata di fondamentale importanza l’attività delle associazioni nel denunciare uno scempio in nuce con l’applicazione delle modifiche illegittimamente introdotte. Sarebbe stata doverosa anche una grande battaglia politica in seno al Consiglio certamente nel merito ma almeno nel pretendere il rispetto delle norme scritte, fermando la sbruffonaggine di chi ignora la legge base del processo di pianificazione. Naturalmente si dovrà attendere il giudizio di merito e questo spetta al Tar. Ma prima ancora che giuridica, la battaglia deve essere culturale e per questo occorre che la politica batta un colpo perché a rimetterci sarà senza dubbio il tessuto urbano locale, spogliato di qualsiasi progettualità a lungo respiro, senza che minimamente si innalzino, come qualcuno vuol far credere, i livelli di sicurezza degli immobili più di quanto non era già stato fatto.
LA NOTA DELL’ASSOCIAZIONE ‘FRAZIONI FRAINTESE’:
Il Tar ha accolto l’istanza presentata dalla Soprintendenza per L’Aquila e Cratere, con l’Ordinanza n.147/2019 di giovedì 25 luglio 2019. La motivazione del Tar è chiarissima: “La natura delle censure dedotte, che coinvolge delicati profili di interesse paesaggistico, storico, economico e sociale, richiede un adeguato approfondimento in sede di merito”. Dunque le nostre associazioni, così come la Soprintendenza, hanno visto giusto nel sollevare seri dubbi, sia nel merito che nel metodo della delibera comunale. Tanto che siamo giunti a diffidare l’Amministrazione affinché revochi la delibera in auto-tutela. Poiché ad oggi non ci risulta pervenuto alcun chiarimento da parte dell’Amministrazione, facciamo notare che mai come ora, cioè dopo un simile pronunciamento del Tar, dovrebbe dare un risposta chiara alle questioni che abbiamo posto. Non chiediamo il ritorno ad una retriva cultura vincolistica e iper-normativa, ma promuoviamo piuttosto la cultura dialogica dell’ascolto: esercitiamo il diritto alla cittadinanza attiva, affinché tutti i cittadini possano partecipare ed essere consapevolmente informati ed inclusi nei processi decisionali di questa amministrazione. Elaboriamo insieme delle linee guida generali, che completino l’attuale indirizzo manchevole e confuso della ricostruzione di queste frazioni. Queste meritano pari dignità e parità di trattamento in ogni loro parte e rispetto al centro città. Da parte nostra non mancherà mai la disponibilità al confronto. Si deve tutelare e valorizzare il patrimonio storico-paesaggistico, perché esso è il fondamento delle identità e delle piccole economie dei nostri borghi. Questo preziosissimo patrimonio dà senso e valore alle nostre vite e al nostro paesaggio poiché non è soltanto materiale ma ancor prima è un patrimonio immateriale: la cultura dei luoghi, degli usi e dei costumi, dei riti, dei toponimi, delle tecniche costruttive e di quelle rurali esistono perché esistono ancora quelle pietre che compongono i nostri borghi.