Meglio tardi che mai. Potrebbe essere questo il motto da adottare per la decisione del Genio civile dell’Aquila di esternalizzare 250 pratiche della ricostruzione bloccate in quello che è ormai diventato un imbuto nell’iter dell’esame dei progetti post-sisma.
Un imbuto che si traduce in cantieri fermi, fondi che restano nelle casse del Comune, progetti che non ottengono il via libera e quindi cittadini che non possono rientrare nelle loro case. Tutta “colpa” di un passaggio normativo, di un regolamento – relativo alla legge regionale n.28 del 2011 – diventato esecutivo un anno fa e che ha trasformato l’attestazione di “avvenuto deposito” nella più complessa e lunga “autorizzazione sismica”.
Meglio tardi che mai: si torna indietro. Il dirigente del Genio civile, Carlo Giovani,aveva annunciato ai nostri microfoni già a luglio la decisione di affidare ai Geni Civili delle altre province alcuni progetti, per smaltire l’arretrato, ora invece si procederà con un avviso lampo per selezionare 50 tecnici esterni che riceveranno 5 pratiche ciascuno. Perché le pratiche presentate quotidianamente rallentano l’istruttoria dell’arretrato. Ma nel mirino di una ricostruzione che in questi mesi sembra subire un rallentamento – in base a quanto emerge dal 24° elenco di buoni contributo pubblicato dal Comune, da 37 milioni di euro di cui soltanto meno della metà andranno ad avviare nuovi cantieri – restano i tecnici, ritenuti responsabili di consegnare progetti incompleti. Nulla di più sbagliato secondo gli ingegneri, che chiamano in causa un altro “collo di bottiglia”: quello del Comune, che rilascia con estrema lentezza il titolo edilizio, come spiega il presidente dell’Ordine degli ingegneri Elio Masciovecchio.
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