Invito a presentarsi sul posto di lavoro – ossia le scuole di tutta la provincia, da Carsoli a Sulmona – tramite un messaggio inviato la sera per il giorno successivo. Scarsa dotazione di dispositivi di sicurezza, ferie assegnate ma non richieste per tenere fermi i lavoratori, nessuna visita medica.
E poi, ancora: si è verificato persino il caso di lavoratori mandati a pulire o tinteggiare una scuola inagibile da nove anni perché danneggiata dal sisma, come quella di Cansatessa, all’Aquila. Oppure, decine di casi in cui i dipendenti, invitati a lavorare in determinati istituti scolastici, arrivassero sul posto senza trovare lavoro da svolgere. E senza lavoro, non c’è stipendio.
Un meccanismo perverso e complicato quello che la CoopService di Reggio Emilia, vincitrice dell’appalto nazionale per le pulizie, la manutenzione e il decoro delle “Scuole belle” del Governo Renzi, tramite il sistema Consip, avrebbe messo in piedi dal 2014. A denunciare quello che viene definito un nuovo sistema di “caporalato” dagli stessi lavoratori, è la Filcaams Cgil regionale e quella della provincia dell’Aquila, la più penalizzata, con i suoi 148 dipendenti stremati dallo “sfruttamento e dal peggioramento delle condizioni lavorative”, che si traduce anche nella riduzione della qualità dei servizi. Per la Filcams Cgil ci sono tutti i presupposti per un esposto alla Procura della Repubblica contro la CoopService, che in Italia conta 15mila lavoratori e gestisce gli appalti scolastici anche a Pescara e Chieti.