Il cielo è stellato sull’Aquila nella notte più lunga e triste della sua storia. Nove anni fa, nella notte tra il 5 e il 6 aprile, c’era invece la luna piena. Tutti gli aquilani lo ricordano bene, perché erano fuori, per strada, nelle loro macchine, oppure appena rientrati in casa dopo le prime scosse che precedettero quella distruttrice delle 3,32. La fiaccolata del nono anno dal sisma è quella dell’abbraccio collettivo.
Accanto ai familiari delle vittime del sisma anche quelli di tante tragedie che in Italia hanno avuto la diretta o indiretta responsabilità dell’uomo: Viareggio, Livorno, di Rigopiano, Amatrice, la Thyssenkrupp e persino la lontana nel tempo e nello spazio diga del Vajont. Il sei aprile è tutti i giorni, e non una volta all’anno: questo hanno detto i familiari delle vittime, un coro unanime che ha chiesto di ridare spazio al ricordo e alla memoria, perché “senza memoria non esistiamo”.
Le fiaccole hanno attraversato via XX Settembre, fermandosi davanti ai luoghi della tragedia in cui hanno trovato la morte bambini, mamme, coppie, studenti, anziani, come la Casa dello Studente o via Campo di Fossa. Alla Villa comunale, proprio di fronte a quello che sarà il luogo deputato alla memoria – Piazzale Paoli – la lettura delle storie di vittime del sisma, come quella della piccola Alena e degli anziani Serafina e Armando. Poi la lettura dei 309 nomi, uno per uno, lentamente, prima della veglia in attesa delle 3,32.
Solo la memoria e il ricordo danno un senso a una tragedia che costò 309 vite, distruzione in 56 Comuni, 80mila sfollati. Questo il messaggio che i familiari delle vittime hanno voluto lasciare – non senza polemiche – alla delegazione di politici locali e nazionali presenti alla fiaccolata, tra i quali anche il capo del Dipartimento della Protezione civile Angelo Borrelli.