L’atto per la richiesta formale di un commissario che gestisca il cosiddetto ‘sistema Gran Sasso’ su cui incidono tre soggetti diversi (Lnfn, autostrada e bacino idrico) slitta alla prossima Giunta regionale.
Da un lato il riconoscimento dello stato di emergenza, richiesto dal sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi, dall’altro l’intenzione del vicepresidente della Regione Emanuele Imprudente di affidare a un soggetto terzo – un commissario – la gestione di un sistema complesso e delicato come quello che ruota attorno al bacino acquifero del Gran Sasso. A pochi giorni dalla decisione della società Strada dei Parchi di chiudere il traforo a partire dalla mezzanotte del 19 maggio e a tempo indeterminato, spaccando la regione in due, la messa in sicurezza delle acque torna questione prioritaria per la politica.
A proporre la nomina di un commissario era stata in realtà per prima proprio la società concessionaria, che alza il tiro dopo la notizia dell’inchiesta della Procura di Teramo per gli sversamenti di sostanze pericolose nel bacino idrico del Gran Sasso con i vertici di Strada dei Parchi finiti sotto indagine insieme ai responsabili dei Laboratori nazionali di fisica nucleare del Gran Sasso e della Ruzzo Reti per l’ipotesi di reato di inquinamento ambientale.
L’intenzione del vicepresidente Imprudente è far arrivare al più presto in giunta l’atto per la richiesta di commissariamento.
Toccherà a un tecnico, dunque, riprendere il percorso attivato dall’ex vicepresidente Giovanni Lolli, che ‘non è da bocciare’, secondo Imprudente, ma da valutare da un punto di vista esecutivo. Dovrà essere, appunto, un commissario a farlo.