A L’Aquila stamani scossa 3.4, con epicentro tra Pizzoli e Arischia. INGV: “Territorio caratterizzato anche da sismicità sbriciolata”.
Un buongiorno di quelli che gli aquilani non vorrebbero mai più sentire quello di questa mattina: ore 9,09 una scossa di terremoto di magnitudo 3.4 è stata registrata dalla rete sismica dell’Ingv con epicentro a due km a sud est di Pizzoli e ipocentro di 10 km di profondità, abbastanza superficiale da essere percepito distintamente dalle persone, ma la profondità tipica della gran parte della sismicità che interessa l’appennino centrale. Una scossa piccola, unica, senza repliche, che però ha risvegliato la paura non soltanto a Pizzoli, ma anche nei Comuni limitrofi e più lontano ad Avezzano, a Campotosto, a Tornimparte.
Tutte le scuole e le facoltà universitarie hanno attivato le procedure di emergenza, attivando le procedure di evacuazione previste nel caso di scosse sismiche: per quanto riguarda le università dopo l’evacuazione e la sospensione delle lezioni, la protezione civile universitaria ha fatto sopralluoghi e controlli e dopo circa mezz’ora dalla scossa gli studenti sono stati fatti rientrare. Fortunatamente alla sala operativa del Comune dell’Aquila, al comando dei vigili del fuoco e all’Ufficio scolastico provinciale non sono arrivate segnalazioni di danni e l’ospedale regionale San Salvatore ha proseguito regolarmente le sue attività.
“Un evento sismico difficile da relazionare a una faglia delle tante esistenti in tutto il territorio aquilano – spiega il responsabile della sede dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia dell’Aquila Fabrizio Galadini (nella foto)–, che spiega che “da solo l’evento non ha altro significato che ricordarci che viviamo in una zona sismica, scandita quotidianamente da scosse più o meno percettibili, un evento isolato per cui non c’è evidenza dello sviluppo nello spazio della sismicità e non ci sono elementi per rapportarlo a una determinata faglia. La nostra realtà (aquilana e non solo), ricorda Galadini, è costituita da una sismicità “sbriciolata” che costituisce in fini dei conti la norma per tutto il Paese. Ricordiamo infatti il terremoto dell’inizio dell’anno a Collelongo, di magnitudo 4.1 avvenuta a una profondità notevole (17 km), che ha destato preoccupazione, come anche quello di 3.5 il 10 settembre del 2017 sempre nella Marsica. Un rapporto con la sismicità, il nostro, – spiega Galadini – che è molto cambiato negli ultimi 10 anni, dopo il terremoto del 2009 e dopo le 4 scosse superiori a magnitudo 5 a Campotosto e Alta Valle dell’Aterno. Ma quello odierno, dal punto di vista sismologico e geologico, se destinato a rimanere episodio isolato con epicentro fra Pizzoli e Arischia, per l’Ingv è uno dei tanti terremoti che si verificano quotidianamente sul territorio nazionale ed è difficile metterlo in relazione con un’eventuale faglia che lo abbia generato.
LE FAGLIE SISMICHE DEL DISTRETTO – Complesso il sistema sismogenetico che caratterizza l’Appennino aquilano. Dove sono diverse le faglie attenzionate: l’epicentro della piccola scossa di questa mattina è a nord di San Vittorino, tra Pizzoli e Arischia, nel cuore dell’Alta Valle dell’Aterno, in un territorio noto per la presenza della faglia che ha generato il terremoto del 1703. Tuttavia il piccolo evento sismico di magnitudo 3.4 non è presumibilmente riconducibile a questa faglia, poiché a 10 km di profondità il piano della frattura, data l’inclinazione, si trova a diversi chilometri a ovest di Arischia e Pizzoli, e quindi l’epicentro di un eventuale sisma riconducibile alla faglia del 1703 sarebbe più a ovest di quello di questa mattina ma non è stata questa temibile faglia a generare la piccola scossa di oggi. Per quanto riguarda le altre faglie della zona, andando verso nord c’è quella di Campotosto, sotto osservazione – ricordiamo – dal gennaio 2017. Subito a est c’è la grande faglia di Assergi, che inizia all’altezza del Passo delle Capannelle e, verso est, interessa campo Imperatore e termina ulteriormente a sud est sul Monte Cappucciata (nota come faglia di Assergi-Campo Imperatore) considerata attiva dai geologi. A sud-est dell’epicentro odierno, c’è la faglia di Paganica: quella che ha generato il terremoto del 6 aprile del 2009. E’ in questa sorta di ragnatela di faglie sismogenetiche che si pone l’epicentro dell’ultimo evento sismico.