Nel decimo anniversario del sisma l’Italia si stringe intorno alla città colpita dal terremoto il 6 aprile del 2009. Questa notte anche il premier Conte alla fiaccolata della memoria.
E’ la giornata più lunga, quella che L’Aquila aspetta tutto l’anno, la giornata in cui si ricorda, si commemora e si spera. Tutta l’Italia si stringe intorno al capoluogo di regione messo in ginocchio esattamente 10 anni fa, nella notte tra il 5 e il 6 aprile del 2009. In un pugno di secondi; 309 persone persero la vita ingoiate dalle macerie del terremoto: 55 erano studenti universitari, di cui la maggior parte fuori sede. Una città che ha saputo con un immenso sforzo umano, istituzionale, politico collettivo rimettersi in piedi e dimostrare che quando tutti i settori di un paese comunicano e lavorano insieme si può risorgere anche da una guerra. Perché si, il terremoto è stato come un immenso bombardamento, che ha colpito L’Aquila e decine di comuni, una tragedia alla quale poi ne sono seguite altre come Amatrice pochi anni dopo. Anche lì oltre 300 vittime. Ma questa è un’altra storia. Per evitare che però queste storie si ripetano ancora negli anni occorre mettere la sicurezza e la prevenzione al primo posto.
C’è anche il premier Giuseppe Conte questa notte alla fiaccolata commemorativa partita alle 22,30 da via XXV Aprile per attraversare i luoghi più significativi della tragedia. Al suo fianco anche rappresentanti istituzionali, parlamentari, il capo della protezione civile Angelo Borrelli e molti altri esponenti sindacali, delle organizzazioni di categoria, del mondo associativo. Presenti anche tutte le associazioni dei familiari delle vittime delle catastrofi in qualche modo causate in Italia dalla mano dell’uomo.
“Sono passati dieci anni e abbiamo il dovere della memoria”, ha dichiarato il premier arrivando in città.”Ci sono tante persone hanno perso i loro cari, che rivivono in questo momento una grande sofferenza. La mia presenza qui è la testimonianza che la ferita della comunità locale è una ferita della comunità nazionale”.
La partenza del corteo alle 22,30, da via XX settembre fino a piazza Duomo intorno alla mezzanotte con la toccante sosta davanti al piazzale dove c’era la Casa dello Studente nella quale sono morti otto giovani universitari. Poi la messa nella chiesa del Suffragio celebrata dal cardinale Giuseppe Petrocchi, arcivescovo metropolita dell’Aquila e, nella notte, la veglia di preghiera ‘Aspettando le 3,32’, animata dalla Congregazione Salus Populi Aquilana. Ed infine alle 3e 32 l’ascolto dei 309 rintocchi in ricordo delle vittime del sisma del 2009.
A mostrare sin da subito una grande solidarietà verso gli Aquilani sono state anche le associazioni sindacali e imprenditoriali. Proprio questa mattina all’auditorium del parco i sindacati Cgil, Cisl e Uil con i loro segretari generali insieme a Confindustria hanno illustrato l’impegno e lo sforzo fatto in questi anni per i territori colpiti dal sisma, in occasione dell’iniziativa “Territori aperti: territori, lavoro e conoscenza” all’auditorium del parco del castello. Oltre 8 milioni di euro raccolti grazie alla generosità degli iscritti e delle imprese di confindustria, per il sisma del 2009. Al quale si vanno ad aggiungere altri 7 milioni raccolti per il cratere sismico 2016.
Risorse che andranno a finanziare o hanno già finanziato progetti di sviluppo e contro l’abbandono dei territori. A spiegarlo è l’ex segretaria della Cgil Susanna Camusso, che all’Aquila non ha mai fatto mancare la sua presenza sin dai primi momenti dopo il terremoto.
Questa mattina sono stati illustrati i progetti nati grazie al “Fondo territori lavoro e conoscenza” che Cgil, Cisl, Uil hanno promosso in collaborazione con il Comune e l’Università dell’Aquila. Le tre organizzazioni sindacali hanno raccolto 1,8 milioni di euro grazie al contributo dei lavoratori e dei pensionati: serviranno a finanziare un Centro di documentazione, formazione e ricerca sulle calamità naturali, partendo proprio dall’esperienza del territorio e della ricostruzione de L’Aquila.
“C’è un grave ritardo nella ricostruzione pubblica. La ricostruzione non significa rifare quello che c’era prima, c’e bisogno di ripensare il territorio e il modello di sviluppo – ha commentato il segretario nazionale della Cgil, Maurizio Landini.
Per Carmelo Barbagallo occorre invece inseguire anche un’altra fondamentale battaglia: quella contro il precariato nel lavoro, laddove dove si nascondono lo sfruttamento e il ricatto dei lavoratori. Pensavano che 10 anni per ricostruire L’Aquila potevano bastare, ma non è stato così – ha aggiunto il segretario nazionale Uil, Carmelo Barbagallo. – Non è importante se L’Aquila sia un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, è un bicchiere che va riempito. Accelerando la ricostruzione edilizia dove serve, attrarre imprese per creare occupazione, puntare anche qui nel’innovazione che trattiene e attrae i cervelli.
Barbagallo ha sottolineato che:
Una delle proposte che facciamo da tempo è prendere consapevolezza che 153 mila leggi e 224 mila norme rappresentano un problema. In questo scenario si annida la burocrazia che frena i processi.
La ricostruzione non significa rifare quello che c’era prima. A sottolinearlo è stato il segretario della Cgil Landini.
Occorre ripensare anche il modello di sviluppo, il ritardo più grande qui è quello degli investimenti pubblici – ha aggiunto Barbagallo.
Al posto del leader nazionale della Cisl, Annamaria Furlan, è intervenuto il segretario confederale Giorgio Graziani.