Ripresi ieri i lavori della messa in sicurezza “per somma urgenza” della chiesa di San Marco, in centro storico. Mancano ancora 170mila euro.
I tempi dovranno essere rapidi, prima di tutto per una questione di sicurezza. Ma per lo sblocco del cantiere della ricostruzione della chiesa di San Marco Evangelista, in centro storico, a poca distanza da piazza Duomo, purtroppo si dovrà aspettare la fine del processo giudiziario che vede contrapposti la parrocchia e il Comune dell’Aquila. Un cantiere bloccato e interdetto alle imprese edili con un’ordinanza del settore comunale della Ricostruzione risalente al 28 gennaio, con la quale il Comune ha sospeso tutte le attività di cantiere adiacenti alla chiesa. Dopo 10 anni dal terremoto i già ingenti danni ricevuti dalle scosse e aggravati dai terremoti del 2016 e del 2017, preoccupano non poco.
La chiesa presenta diverse criticità, le navate centrali e le torri campanarie rischiano di crollare. A riportare l’attenzione sul caso è stata la lettera anonima di un operaio della ricostruzione, che chiede quale sia lo stato reale della chiesa e mette in guardia sul pericolo che costituisce per l’incolumità pubblica, sollevando anche un altro problema: quello dell’impossibilità per gli operai e le ditte di lavorare, con risvolti anche sui pagamenti dei salari. La vicenda rientra nella questione più ampia della ricostruzione di quegli aggregati che vedono insieme beni culturali e chiese e parti private, di cui esistono diversi casi nel cratere sismico. Dopo anni di dubbi sulla natura pubblica o privata degli interventi da seguire in questi casi (un altro esempio è l’enorme aggregato della chiesa di San Massimo, sul quale, al contrario della chiesa di San Marco, l’arcivescovo Petrocchi ha voluto evitare contenziosi) risolti con la legge 125 del 2015, che individua la competenza della ricostruzione delle chiese negli uffici periferici del Mibac. Un passaggio che non è piaciuto al parroco della chiesa di San Marco don Daniele Pinton, che ha deciso di percorrere le vie legali contro il Comune.
Ora, però, occorre fare presto sia per mettere in sicurezza quello che è un vero e proprio gioiello architettonico, sia per l’incolumità pubblica. A spiegare lo stato dell’arte di una situazione caotica è il segretario regionale ai Beni Culturali, Stefano D’Amico. I lavori di messa in sicurezza dell’opera sono ripresi ieri con la revisione dei puntellamenti esistenti e la verifica dei campanili – spiega D’Amico – ma si è dovuto attendere un’ordinanza (datata 6 febbraio) con cui il sindaco chiede di procedere con urgenza a tutte le opere di messa in sicurezza, demandandone l’esecuzione al segretariato. Si tratta di un cantiere – spiega il segretario D’Amico – avviato nel 2016 e sospeso per mancanza di fondi: ci vogliono infatti 300mila euro (ossia il massimo che la legge consente per la somma urgenza relativa ai beni culturali), e ne mancano all’appello oltre la metà. Carenza di fondi che si sta cercando di superare “raschiando il fondo de barile” e racimolando le risorse necessarie dai residui del Mibac. D’Amico chiarisce:
Stiamo lavorando per un ritorno alla normalità e confidiamo di poter fare tutti gli interventi strettamente necessari per ripristinare la sicurezza.
https://www.youtube.com/watch?v=5LujxR5Drdc