Se non sarà approvato il piano economico finanziario di Strada dei Parchi, dal primo gennaio sulle autostrade A24 e A25 scatterà un aumento del pedaggio del 34,5 % e diventerà una concreta possibilità recedere dal contratto, e chiedere allo Stato un indennizzo per la mancata remunerazione degli investimenti e mancati ricavi per il blocco dei pedaggi, per una cifra intorno ai 2,5 miliardi di euro.
La situazione è per noi è diventata finanziariamente insostenibile”. Ad annunciare la stangata per i pendolari abruzzesi e laziali Mauro Fabris, vice presidente di Sdp, concessionaria delle autostrade laziali e abruzzesi A24 e A25, nel corso della audizione nella commissione Ambiente della Camera dei Deputati, alla presenza tra gli altri dell’ad di Sdp, Riccardo Mollo, del presidente dell’organismo, Alessia Rotta, del Pd, e della deputata Dem dell’Aquila Stefania Pezzopane. La situazione di allarme potrebbe quindi rientrare se dovesse essere approvato il nuovo Pef, la cui revisione manca dal 2012, che prevede un mega progetto di messa in sicurezza antisismica della durata decennale delle due arterie del valore di 6,3 miliardi di euro, di cui 4 coperti dallo Stato la parte restante da Sdp, un intervento previsto nella legge di stabilità del 2012 nella quale si considera l’autostrada strategica in caso di calamità naturale a seguito del terremoto dell’Aquila
del 2009. Con il nuovo Pef, secondo quanto si è appreso, i pedaggi, sospesi da anni dopo la invettiva dei sindaci abruzzesi e laziali, subirebbe un aumento dell’un per cento.
“Sono passati dieci anni dalla legge 228, 17 mesi dalla nomina del commissario Gentile, e ancora non accade nulla, eppure i soldi ci sono, gli interventi da fare sono definiti, ha continuato Fabris – i commissari hanno consegnato il loro lavoro al governo, e non si arriva ad una decisione, nonostante la situazione di estremo rischio che il concessionario ha più volte denunciato, e se dovesse accadere qualcosa, sarebbe troppo tardi per piangere, troppo tardi per cercare responsabilità. Il governo cambi atteggiamento: abbiamo avuto ben 5 governi e 5 ministri e non siamo giunti a trovare la soluzione. Tre commissari per 280 chilometri di autostrade è un fatto unico, tre commissari che non risolvono il problema è
veramente un caso da guinness dei primati. Il governo si prenda a cuore il problema, perché diversamente noi saremo costretti a valutare la risoluzione della convenzione, perché per noi la situazione è diventata insostenibile”.
Sulla questione sono stati nominati tre commissari: l’ex ad di Rfi, l’ingegnere abruzzese Maurizio Gentile, commissario per la messa in sicurezza nell’ambito del “Decreto Rilancio” teso a
sbloccare i cantieri, il capo Dipartimento per il coordinamento amministrativo presso la Presidenza del consiglio, Maria Barillà, e poi, nei mesi scorsi, l’avvocato generale dello Stato
Sergio Fiorentino, poprio dopo che il Consiglio di stato ha estromesso il Ministero per le Infrastrutture reo di non aver approvato il Pef entro il 30 ottobre 2019, e Corrado Gisonni,
anche questo di nomina governativa, per la messa in sicurezza del sistema idrico del Gran Sasso, sotto al quale insiste il tunnel autostradale.