A L’Aquila scende in strada l’indignazione contro le sentenze choc / FOTO

Si sono ritrovati alle 18 in punto nel parcheggio del Tribunale in un caldo pomeriggio di fine luglio: non ci stanno i familiari delle vittime del terremoto del 2009 a continuare ad incassare sentenze che definiscono choc. E con loro, anche oggi, una città intera inclusa la tifoseria dell’Aquila calcio 1927

Sui volti rabbia e dolore, nel parcheggio del Tribunale (scelto non a caso) il sole scotta eppure i familiari delle vittime del terribile terremoto del 2009 non risparmiano energie in questa ennesima giornata di protesta contro quelle che insistono a definire sentenze choc. Il filo conduttore, o slogan se vogliamo, della manifestazione di oggi è “Le vittime non hanno colpa” perchè il rischio – ci spiegano organizzatori e familiari – è che non solo siano morti ma si debbano pagare avvocati e la non giustizia fatta!. Non è, purtroppo, questa di oggi l’unica manifestazione voluta dai vari comitati dei tanti morti sotto le macerie del terremoto dell’aprile 2009: “Sempre con la stessa motivazione ossia contestare le sentenze che non riconoscono responsabilità a chi doveva tutelare – piangono ancora oggi – i nostri figli”.

 

 

Accanto ai comitati, a madri, padri, fratelli, sorelle e amici ci sono anche tanti aquilani che in quella notte non hanno perso nessuno ma hanno comunque pianto le altre morti e continuano anch’essi a chiedere giustizia.

“Basta con la storia che le sentenze non si commentano. Si commentano sopratutto quando offendono la memoria delle vittime. La nostra non è una guerra contro i giudici ma un voler ribadire che forse si è andati oltre. Così al microfono della collega Daniela Rosone Vincenzo Vittorini, “Comitato familiari vittime sisma”, Sergio Bianchi “Comitato familiari vittime sisma” Giustino Parisse collega giornalista del Centro padre di due giovani vite spezzate e  Carla Piccone una cittadina “semplice” anche lei in piazza.

L’ultima sentenza in ordine di tempo, quella che ha innescato la protesta di oggi, ha confermato la sentenza di primo grado del 2022 che aveva scagionato la Presidenza del consiglio dei ministri per la morte di sette studenti all’Aquila. I giudici hanno stabilito che non solo non ci sarà nessun risarcimento danni, ma i familiari saranno costretti a pagare anche circa 14 mila euro. Nel primo grado le spese erano state di circa 11 mila euro. Somme ingenti, certo, ma è evidente che non è questione di soldi. Il ricorso era stato presentato dai parenti degli studenti morti, Nicola Bianchi, Ivana Lannutti, Enza Terzini, Michele Strazzella, Daniela Bartoletti, Sara Persichitti e Tonino Colonna. Per i parenti si è andati oltre il legittimo accertamento dei nessi di causalità arrivando a mettere in ballo il concorso di colpa delle vittime.