Gli amministratori e i presidenti degli ordini degli avvocati di Avezzano, Lanciano, Sulmona e Vasto, insieme ai presidenti delle province di L’Aquila e Chieti, chiamano i parlamentari a un nuovo vertice per spingere la presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati, a rimettere in moto il disegno di legge che proroga la chiusura dei tribunali minori.
L’obiettivo è di salvare i 4 tribunali abruzzesi attraverso il disegno di legge che riprende integralmente il testo dell’emendamento al decreto legge 80/21 approvato all’unanimità in tre diverse Commissioni (Giustizia, Bilancio e Affari Costituzionali) del Senato e con la copertura finanziaria, poi stralciato dalla presidente Casellati in zona Cesarini. Sindaci, presidenti di province e degli ordini degli avvocati stanno ragionando anche sull’organizzazione di manifestazioni e fanno pressing sui parlamentari “affinché difendano i palazzi di giustizia delle 4 città sia per evitare danni pesantissimi sul fronte socio economico che per il contrasto alla criminalità organizzata in avanzata”.
Il gruppo di lavoro, coordinato da Gianni Di Pangrazio e composto da Domenico Di Berardino (vice sindaco di Avezzano), Mario Pupillo (sindaco di Lanciano e presidente della Provincia di Chieti), Anna Maria Casini (Sulmona) e Francesco Menna, (Vasto) dai presidenti degli ordini degli avvocati, Vittorio Melone, Silvana Anna Vassalli, Franco Colucci, e Luca Tirabassi, e dal presidente della provincia dell’Aquila, Angelo Caruso, hanno fissato un nuovo vertice con i parlamentari, sempre a distanza, il 2 settembre alle ore 18,30.
Al fianco degli amministratori e degli avvocati si sono schierati anche gli arcivescovi Bruno Forte (Chieti-Vasto) ed Emidio Cipollone (Lanciano Ortona) e i vescovi Pietro Santoro (Avezzano) e Michele Fusco (Sulmona-Valva) che hanno espresso totale “solidarietà con i tanti che si oppongono alla chiusura dei cosiddetti Tribunali minori. A pagare le conseguenze di tale chiusura”, hanno scritto in una lettera appello al ministro della giustizia, la cattolica, Marta Cartabia, “sarebbero i più deboli, le tante persone che hanno bisogno di ricorrere alla giustizia e che hanno ben pochi mezzi per farlo. Allontanare la prossimità del luogo di giudizio significherà per tanti rinunciare al ricorso ai Tribunali, inducendo la sfiducia nelle istituzioni e nell’attenzione che lo Stato dovrebbe avere soprattutto nei confronti di quanti hanno minori mezzi e possibilità. Ci appelliamo alle Autorità preposte perché si soprassieda alla paventata chiusura e si cerchino soluzioni adeguate ai problemi riscontrati, ascoltando le urgenze della nostra gente, rappresentate anche da voci competenti del mondo della giustizia e dagli amministratori locali”.