Venerdì 17 novembre 2023 Cgil e Uil hanno proclamato lo sciopero nazionale di tutto il personale della scuola; in Abruzzo lavoratrici e lavoratori saranno alla manifestazione di Lanciano
L’annuncio riguarda tutto il personale del settore della conoscenza: scuole, università, Ricerca, AFAM, formazione professionale e scuola non statale.
“Investire in conoscenza vuol dire investire sul futuro. – scrivono i sindacati – Un paese che taglia sulla conoscenza è un paese che taglia il proprio futuro. Tante sono le ragioni per scioperare il 17 novembre e far sentire la voce dei lavoratori del settore, che continuano ad essere penalizzati con la riduzione di risorse e di organici e sviliti quotidianamente con operazioni ideologiche, che nulla hanno a che fare con la crescita del nostro sistema formativo e con l’esigenza di garantire alle studentesse e agli studenti una scuola pubblica di qualità”.
Nello specifico, qui di seguito riportiamo le richieste che riguardano anche l’Abruzzo:
- Lo stanziamento nella legge di bilancio 2024 di risorse adeguate per il rinnovo dei contratti per tutto il personale, stabile e precario, per rispondere alla perdita del potere di acquisto. A fronte di un’inflazione cumulata pari al 18% in tre anni, il governo stanzia risorse che ne coprono appena 1/3 (il 5,8%);
- Un piano di stabilizzazioni straordinario per sanare l’annoso e ormai strutturale problema del precariato in tutti i settori del comparto. Ricordiamo che quest’anno ci sono oltre 6.000 i precari nelle scuole abruzzesi, consolidando un dato ormai strutturale, ovvero circa il 20% dei lavoratori della scuola è precario. Al contrario, occorrerebbe intervenire con politiche per il reclutamento in grado di saper coniugare il rispetto dei diritti acquisiti e la continuità didattica con la qualità dell’offerta formativa;
- Investimenti in tutti i nostri settori, a partire dal significativo incremento delle risorse per gli organici, il tempo scuola e il diritto allo studio; la percentuale di alunni che frequentano il tempo pieno in Abruzzo è del 24%, a fronte di una media nazionale del 38% e percentuali al di sopra del 50% nelle regioni del centro nord;
- Il blocco immediato di iniziative di disinvestimento come il dimensionamento scolastico. Le nuove norme prevedono un innalzamento dei parametri per l’attribuzione del numero di autonomie scolastiche, che vengono attribuite ad ogni regione in proporzione al numero degli alunni. La normativa, che si applicherà dall’a.s 2024/25, porterà al taglio di 13 Istituzioni scolastiche in tre anni in Abruzzo: dalle 190 attuali si passerà a 179 nell’a.s 2024/25 (177 nel 2026/27). Si tratta però solo dell’inizio: se il criterio verrà confermato, complice il costante decremento demografico, la nostra Regione rischia ulteriori tagli.
- Il blocco immediato di ogni progetto di autonomia differenziata, tramite lo stralcio dell’istruzione e della ricerca dalle 23 materie regionalizzabili previste dal DDL Calderoli. Il diritto all’istruzione deve essere garantito ed esercitato in maniera uniforme in ogni angolo del Paese, mentre la cosiddetta “autonomia differenziata” spacca e disunisce il paese, riduce diritti e rappresenta il preludio alla privatizzazione della scuola pubblica così come già accaduto nella sanità in alcune regioni.