In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, domenica 22 marzo, Il lato positivo, in onda questa sera alle 21 su Rete8, è dedicato alle “Storie d’acqua” della Riserva naturale Gole di San Venanzio, in Abruzzo.
Dall’interno della Riserva si snoda il racconto di un territorio che, al pari di altri, è legato all’acqua sin dai tempi più remoti. La telecamera di Antonio D’Ottavio entra nei cunicoli sotterranei dell’antichissimo acquedotto delle Uccole, nel territorio di Raiano, e va alla scoperta dei segreti dell’eremo di San Venanzio, addossato alla roccia e costruito sul fiume Aterno, mentre la voce fuori campo di Anna Di Giorgio tesse la trama narrativa annodandone i fili. Fondamentale l’apporto degli ospiti della puntata: Paolo Di Giulio, presidente dell’associazione Terre Colte d’Abruzzo, che gestisce la Riserva, e Tania Campea, guida AIGAE.
Questa puntata di ILP è l’ultima tra quelle realizzate prima dello stop dovuto all’emergenza Coronavirus. La giornalista Marina Moretti e il regista Antonio D’Ottavio riprenderanno appena possibile il racconto delle meraviglie regionali: le idee non mancano, corroborate dall’entusiasmo e alimentate dal gradimento del pubblico televisivo. “Storie d’acqua sarà replicata venerdì in seconda serata e sabato alle 20.20.
L’idea di costruire sistemi in grado di prelevare l’acqua dai luoghi dove si trova in natura e di convogliarla verso i centri abitati, mettendola a disposizione delle comunità, risale a migliaia di anni fa. Fu la più antica civiltà mesopotamica, quella dei Sumeri, a creare i primi acquedotti convogliando le acque del Tigri e dell’Eufrate verso città e villaggi. I primi acquedotti erano costituiti da cunicoli sotterranei scavati nella roccia e da condotti coperti. Furono i Romani, però, a trasformare l’antica invenzione in grandi opere pubbliche al servizio delle masse urbane. Nelle zone con forti dislivelli del terreno i Romani alternarono ai cunicoli sotterranei dei sostegni in muratura ad arcate, in certi casi anche a due, a tre e addirittura a quattro livelli sovrapposti, che potevano raggiungere i 50 m di altezza. Alcune di queste strutture sono visibili ancora oggi, anche in Abruzzo. Con la decadenza dell’Impero la rete di acquedotti andò in rovina, e fu solo verso il 12° secolo che si cominciò a restaurarli e a costruirne di nuovi. Il Rinascimento segnò una ripresa significativa di questi impianti, realizzati con notevoli opere di ingegneria idraulica.
Questa puntata de Il lato positivo porta il telespettatore nel cuore dell’acquedotto delle Uccole, all’interno della Riserva Naturale Gole di San Venanzio, considerato la più grande opera d’ingegneria idraulica antica d’Abruzzo.
Il canale inizialmente aveva il compito di portare l’acqua da Molina nella Valle Subequana, passando per Raiano fino all’insediamento di Corfinium, che nel primo secolo dopo Cristo fu la capitale della Lega Italica nella guerra sociale intrapresa contro Roma. Con il passare del tempo, l’acquedotto delle Uccole venne utilizzato per l’approvvigionamento idrico necessario per l’irrigazione dei campi di tutta la pianura. Oggi l’Eremo di San Venanzio e la Riserva costituiscono una meta altamente suggestiva per tutti gli escursionisti. Le proposte dell’associazione Terre Colte sono tante, dalla camminata nel ventre dell’acquedotto al percorso che porta al vecchio mulino, dalle pitture rupestri alla tartufaia, tutto vicinissimo all’abitato di Raiano.