Regione Abruzzo, Federazione Italiana della Caccia e Movimento Scelta Etica condannati al rimborso delle spese legali per il ricorso delle Associazioni ambientaliste contro il calendario venatorio per la stagione 2021-2022 . Il TAR bacchetta la Regione: sulla caccia condotta “pervicace e reiterata”.
Il TAR L’Aquila, per la prima volta, ha condannato la Regione Abruzzo, la Federazione Italiana della Caccia e il Movimento Scelta Etica al rimborso delle spese legali sul ricorso delle Associazioni ambientaliste contro il calendario venatorio dello scorso anno.
WWF Italia, ENPA, LIPU, LAV e Lndc Animal Protection avevano presentato il ricorso, curato dagli avvocati Michele Pezone ed Herbert Simone, contro il calendario venatorio della Regione Abruzzo sul quale erano intervenuti ad opponendum la Federazione Italiana della Caccia e il Movimento Scelta Etica. Nella sentenza pubblicata a seguito dell’udienza dello scorso 23 febbraio, il TAR, come accaduto anche in occasione delle precedenti impugnazioni, ha dichiarato l’improcedibilità del ricorso per sopravvenuto difetto di interesse perché il calendario venatorio ha esaurito i propri effetti per scadenza del termine di efficacia. Il TAR aveva del resto già disposto a suo tempo la sospensiva del calendario stesso per le parti impugnate, accogliendo le richieste delle associazioni ambientaliste e impedendo così l’anticipo della stagione venatoria previsto dalla Regione.
Quest’anno, però, il TAR ha voluto aggiungere alcune considerazioni riguardo alla condotta “pervicace e reiterata” della Regione Abruzzo “violativa della disciplina in materia” e ha condannato i soggetti che si sono esposti contro il ricorso delle Associazioni al rimborso delle spese legali. La sentenza sottolinea come sia stata posta in essere da parte della Regione Abruzzo una “sostanziale violazione dei principi generali in materia di cui alla legge n. 157/1992 che impone alle Regioni di assicurare compiutamente e concretamente le misure indispensabili per assicurare concretamente la sopravvivenza e la riproduzione delle specie cacciabili” (più volte sottolineata dalla Corte Costituzionale cfr. n. 191 del 2011 e, di recente, n. 40 del 2020).
Appare però incomprensibile come la discussione su una questione tanto complessa come quella venatoria debba essere ogni anno rimandata sui tavoli dei tribunali invece di essere oggetto di un dialogo costruttivo con le parti interessate e di una programmazione che ponga come obiettivo principale e imprescindibile la tutela della preziosa fauna abruzzese. La Regione Abruzzo, al pari peraltro di molte altre Regioni italiane, da anni conferma scelte che poi vengono puntualmente impugnate dalle associazioni ambientaliste e cassate dal giudice amministrativo (in alcuni casi persino dalla Corte Costituzionale). In questo modo vengono spesi fondi pubblici per il lavoro degli uffici regionali competenti e dei tribunali amministrativi: chi amministra la cosa pubblica dovrebbe stare attento a scelte di questo genere, ricordando che si amministra per conto di tutti i cittadini e non di una sola categoria (peraltro fortemente minoritaria).