Secondo il rapporto della Cgia di Mestre sui potenziali livelli occupazionali per i prossimi dieci anni in Italia, l’Abruzzo perderà 80.408 potenziali lavoratori
Da gennaio 2024 a gennaio 2034 la regione passerà da una popolazione in età lavorativa di 794.378 persone nel 2024 a 713.970 nel 2034, con una variazione negativa in termini percentuali pari a un – 10,1%.
“In questa particolare graduatoria, l’Abruzzo si colloca tra le nove regioni messe peggio in Italia – commenta il segretario generale Uil Abruzzo, Michele Lombardo -. Nello specifico la provincia dell’Aquila vede un calo del 10,89%, passando dall’attuale platea di 178.318 potenziali lavoratori a quella di 158.907 del 2034. La provincia di Teramo con – 10,53 passa dagli attuali 188.837 a 168.945 del 2034; la provincia di Chieti con – 10,32% passa da 230.164 dell’anno in corso ai futuri 206.413, infine la provincia di Pescara perde un -8,81%, passando da 197.059 a 179.705 potenziali occupati.
Le ragioni che inducono ad essere pessimisti per il futuro mercato del lavoro anche nella nostra regione – aggiunge Lombardo – sono riconducibili ad una cronica recessione demografica, allo spopolamento delle aree interne, ad un ritardo strutturale della transizione energetica e digitale, all’assenza di una seria e rigenerata politica industriale ed ad una sempre più accentuata instabilità geopolitica. In questo quadro di riferimento il nostro sistema produttivo a tutti i livelli rischia di subire contraccolpi spaventosi. In una regione come l’Abruzzo dove il tessuto produttivo dei vari settori è composto in larga parte da realtà micro, piccole e medie, questa situazione rischia di far perdere in modo irreversibile le sfide future sulla competitività delle nostre imprese rispetto ad un mercato nazionale ed estero in continua evoluzione.
Per questo le scelte economiche che dovranno esser fatte a partire dal nuovo governo regionale dovranno essere strutturali e di lungo respiro a sostegno del nostro apparato produttivo. Dalla velocità delle decisioni e dalla velocità nella messa a terra di investimenti per il nostro sistema economico e produttivo regionale dipenderà la tenuta sociale dell’Abruzzo nei prossimi decenni. Dalle infrastrutture a tutti i livelli a politiche industriali innovative e di sostegno, dalla spesa totale del miliardo e oltre dei Fondi Strutturali Europei per l’Abruzzo alla messa a terra dei fondi PNRR destinati alla nostra regione, dipenderà la crescita della regione Abruzzo. Anche in termini di attrazione di quelle figure professionali e lavorative che aiuteranno a colmare quel gap negativo che si verrà a creare nella popolazione in età lavorativa abruzzese per le ragioni su evidenziate”.