I tribunali minori verso la soppressione: in Abruzzo la chiusura, prorogata al 1° gennaio 2025, riguarda Vasto, Lanciano, Avezzano e Sulmona. Il segretario generale dell’associazione nazionale forense propone possibili soluzioni
Secondi, minuti, ore e giorni corrono inesorabilmente verso la data del 1° gennaio 2025, giorno individuato per la chiusura definitiva dei cosiddetti tribunali minori, così come stabilito dalla riforma della giustizia varata con decreto legislativo del 2012 dall’allora guardasigilli Paola Severino, che di fatto cancellava 37 tribunali italiani e 220 sezioni distaccate in nome della famigerata spending review.
In Abruzzo la rimodulazione della geografia giudiziaria, che prevede la soppressione dei palazzi di giustizia di Lanciano, Vasto, Avezzano e Sulmona, era stata fin da subito congelata per i problemi legati alla Corte d’appello dell’Aquila, a seguito del terremoto del 2009.
Prima rinviata di tre anni e poi solo di uno con il decreto Milleproroghe di dicembre 2022, ora la chiusura definitiva dei tribunali minori è stata fissata al 1° gennaio del 2025.
Ed è bastato che il ministro Nordio e il presidente delle Camere penali Caiazza si incontrassero recentemente per affrontare il tema della riforma del sistema penale, perché si riaprisse il dibattito sulla costituzione di megalopoli giudiziarie a scapito della soppressione di presidi i di prossimità territoriale, con le conseguenti problematiche del caso.
Su tutte il congestionamento dei tribunali dei capoluoghi di provincia, ai quali spetterebbe il compito di assorbire cause e personale delle sedi da sopprimere, senza contare la distanza geografica delle giurisdizioni dai capoluoghi di provincia, ulteriormente complicata dall’orografia abruzzese. Chiudere i tribunali minori significherebbe inoltre lasciare i territori sguarniti di presidi di legalità, a vantaggio di infiltrazioni malavitose soprattutto nei territori di frontiera. Inoltre, il taglio netto di taluni tribunali priverebbe alcune città di palazzi di giustizia essenziali per comuni come Sulmona, dove insiste uno dei penitenziari più grandi d’Italia, che accoglie anche i detenuti al 41 bis.
E mentre il conto alla rovescia corre inesorabilmente, al Tg8 l’avvocato Giampaolo Di Marco, segretario generale dell’Anf, l’associazione nazionale forense, analizza problemi e avanza soluzioni.