Un bagno di folla per la festa dei primi quarant’anni di Carsa edizioni che per l’occasione ha presentato il terzo volume della collana Heritage/patrimoni: “Abruzzo. Una regione in cammino fra memoria e futuro”.
La Sala D’Annunzio dell’Ex Aurum era piena, solo posti in piedi per la festa di Carsa edizioni che ha celebrato i 40 anni di attività lavorativa.
Una vera e propria comunità di persone, amici, lettori, molti degli autori che hanno lavorato per la casa editrice hanno partecipato all’incontro che si è svolto ieri dalle 18:30 e che si è protratto fin oltre le 21:00 con un brindisi augurale.
Nella prima parte della serata gli ospiti intervenuti, oltre ai padroni di casa, Roberto Di Vincenzo e Giovanni Tavano, sono stati Walter Mazzitti, Giuseppe Di Croce, Piero Properzi, Carlo Cambi e Fabio Renzi.
Il tema portante della serata è stato quello dell’identità come ha precisato in apertura di serata il presidente di Carsa, Roberto Di Vincenzo, «I temi dell’identità territoriale e dell’orgoglio di appartenenza hanno da sempre attraversato le pubblicazioni di Carsa. Una scelta che in quarant’anni di attività ha permesso di raccontare l’Abruzzo e sviluppare la lettura di questo territorio, della sua cultura e del suo ambiente attraverso uno sguardo in continua evoluzione, adeguando, di volta in volta, il progetto editoriale ai tempi e al cambiamento della società».
Ha condotto la serata Oscar Buonamano, direttore editoriale della casa editrice.
La seconda parte della serata ha visto sul palco alcuni degli autori del nuovo libro, terzo, in ordine di tempo, della fortunata collana Heritage/Patrimoni, Abruzzo. Una regione in cammino fra memoria e futuro.
Il carattere e l’identità storica della regione sono fissati da Giovanni Tavano nel capitolo che apre il libro, “Carattere e identità storica di una regione”, «Il carattere di fondo di una terra cambia lentamente. Il tratto di base, la sua indole tende infatti a restare definita e a trasmettersi, una generazione dopo l’altra, in modo sorprendentemente durevole. È un po’ come i toponimi, che mantengono per secoli, per millenni la memoria, il destino e il genius loci dei luoghi, anche quando le vicende o le caratteristiche che li avevano così nominati sono svanite da secoli, ingoiate dal tempo». Franco Farinelli nel capitolo intitolato “L’eccezione mediterranea” offre la possibilità di cogliere punti di vista altri, «Tanto per cominciare, quel che più conta in seno all’ambito abruzzese non è tanto l’opposizione tra nord e sud quanto tra est e ovest, secondo la logica di quel che Fernand Braudel chiamava, nella sua grande opera sul Mediterraneo all’inizio della modernità, “il basculaggio” della penisola italiana: l’alterna oscillazione del processo storico, e il conseguente avvicendarsi delle forme assunte dai suoi esiti, secondo la longitudine (da oriente ad occidente e viceversa) piuttosto che tra settentrione e meridione, come il racconto delle nostre vicende nazionali invece impone». Antonio di Croce con “La natura d’Abruzzo” e Aurelio Manzi con “La trasformazione del paesaggio” ne fissano invece le coordinante naturali sia quelle che non mutano sia quelle cangianti. Edoardo Micati e Costantino Felice scrivono di economia, il primo con un capitolo intitolato “Grotte, eremi e capanne. L’eredità di antiche economie”, il secondo con “Tra modelli e peculiarità: la modernizzazione dell’economia”. Carlo Cambi con il capitolo “Il futuro nelle mani. È il fatto d’Abruzzo” accompagna in un tour che narra tutto il meglio che l’uomo è riuscito a fare in questa terra. Lorenzo Bartolini Salimbeni e Carlo Pozzi scrivono di architetture, Giacinto Di Pietrantonio di arte contemporanea. Oscar Buonamano con il capitolo “L’Abruzzo del Novecento tra letteratura e cinema” offre al lettore la possibilità di cogliere quelle mutazioni che l’arte è sempre in grado di anticipare. Il professor Francesco Sabatini si sofferma sull’importanza di continuare a parlare e scrivere dell’Abruzzo per farlo conoscere di più e meglio, «Dobbiamo insistere, dunque, nel farci guide e mediatori di noi stessi verso il mondo esterno.
Questo libro, che nasce sui 40 anni di attività di un editore che ha fatto davvero molto nella direzione che indichiamo, non è solo un consuntivo: è la riaffermazione della volontà di scoprire chi siamo e di farci scoprire. Non resta che leggere nelle parole dei promotori e di ogni autore, tutti radicati in questo suolo, l’invito reciproco a darci voce da una valle all’altra, dalla montagna alla marina, e a tendere tutti più decisamente la mano al resto del mondo».
L’ultimo segmento della serata ha visto la partecipazione del sindaco di Pescara, Carlo Masci, del presidente del Consiglio regionale d’Abruzzo, Lorenzo Sospiri e del neo presidente del Parco Nazionale della Majella, Lucio Zazzara, che hanno evidenziato l’importanza che ha avuto la casa editrice, attraverso le sue pubblicazioni e le tante attività di promozione territoriale svolte in questi anni, nel rendere più consapevoli i cittadini abruzzesi e non solo, delle bellezze della terra che Ignazio Silone in suo superbo scritto ha così definito, «Il destino degli uomini nella regione che da circa otto secoli viene chiamata Abruzzo è stato deciso principalmente dalle montagne […] gli Abruzzesi sono rimasti stretti in una comunità di destino assai singolare, caratterizzata da una tenace fedeltà alle loro forme economiche e sociali anche oltre ogni pratica utilità, il che sarebbe inesplicabile se non si tenesse conto che il fattore costante della loro esistenza è appunto il più primitivo e stabile degli elementi, la natura […] con ciò non si vuole affermare che il carattere abruzzese sia immutabile: essendo stato prodotto dalla storia, esso può essere sciolto e modificato dalla storia».