La manifestazione, promossa dall’associazione della Cultura Rurale, si terrà domani a L’Aquila alle ore 10 davanti al palazzo del Consiglio regionale d’Abruzzo. Coinvolti agricoltori, allevatori, boscaioli, apicoltori, tartufai, pescatori e cacciatori.
L’obiettivo, dichiarato dal responsabile regionale dell’associazione per la Cultura Rurale, Dino Rossi, è di “confrontarsi e portare alla luce delle istituzioni regionali e nazionali, le innumerevoli problematiche che, ormai da troppo tempo, attanagliano la nostra regione”.
“Innumerevoli problematiche – fa sapere Dino Rossi – ormai da troppo tempo attanagliano la nostra regione. L’insieme delle tradizioni e degli insegnamenti legati al territorio, alla natura e alla vita in generale sono state condizionate e soprattutto compromesse dalla cultura urbana, feroce predatrice della ruralità. Al fine di non arrivare a uno stadio irreversibile, è arrivato il momento di rivendicare la nostra cultura rurale, patrimonio dell’umanità in tutte le sue forme ed espressioni, al fine di salvaguardare il vero volano della nostra economia regionale”.
Anche il presidente interregionale di Terra Viva Abruzzo Molise Raffaele De Simone si dice d’accordo “sul principio della priorità e sostegno da dare al comparto” che risulta vessato “oltre che dalla scarsa remunerazione del prodotto, della sempre più invasiva presenza degli ungulati con particolare predominio dei cinghiali arrivati ad un numero elevato ed in continua crescita esponenziale”.
“Partiamo dall’assunto – prosegue De Simone – che l’agricoltura è una pratica produttiva che da reddito e lavoro, la caccia una passione e la difesa dell’ambiente un dovere di tutti.
Siamo d’accordo che la caccia vada estesa in un periodo più lungo dell’attuale, anche esercitando controlli più efficaci per la necessaria limitazione di quella di frodo mai sopita, così come riteniamo che debbano essere messe in atto altre iniziative meno cruente per contenere il numero di cinghiali presenti sul territorio ma deve evidenziarsi una chiara volontà politica delle Istituzioni che devono consentire alcune forme di prelievo nelle aree attualmente inibite come le riserve naturali gestite dalla regione Abruzzo. Una corretta e coordinata politica tra istituzioni e portatori d’interesse potrebbe far diventare il problema un’opportunità di sviluppo, occupazione e reddito con la creazione di apposite filiere produttive e di trasformazione”.