“In Abruzzo geometri per valutare l’impatto dei progetti su orsi, aquile, lupi e camosci, come affidare un intervento chirurgico a un ingegnere”. La denuncia della Stazione Ornitologica Abruzzese in una lettera indirizzata a decine di sindaci, Carabinieri Forestali e Ministero della Transizione Ecologica
La Stazione Ornitologica Abruzzese parla di una sentenza del TAR L’Aquila che “getta nel caos oltre un centinaio di comuni sulle complesse procedure di Valutazione di Incidenza Ambientale. I giudici fanno finalmente scoppiare il bubbone, la Stazione Ornitologica Abruzzese scrive a tutti i comuni, ai Carabinieri-Forestali e al Ministero della Transizione Ecologica forte rischio di procedura d’infrazione comunitaria, regione cambi rotta”.
“I calcoli strutturali per costruire un edificio vanno affidati a un biologo o a un ingegnere edile? Di conseguenza, lo studio sull’orso bruno va assegnato a un architetto o a un ecologo?”. Così Massimo Pellegrini, presidente della Stazione Ornitologica Abruzzese commenta il caos che è scoppiato in oltre un centinaio di comuni abruzzesi dopo la sentenza del TAR L’Aquila 549/2021 che pochi giorni fa ha censurato una Valutazione di Incidenza Ambientale per una cava firmata da un tecnico comunale con qualifica di “geometra“.
“Con il massimo rispetto per i geometri, in sostanza – continua Pellegrini – queste domande provocatorie sintetizzano quanto la Stazione Ornitologica Abruzzese va ripetendo da anni e che ora ha ribadito in una dettagliata lettera inviata ieri a decine di comuni abruzzesi, regione Abruzzo, Carabinieri forestali e Ministero per la Transizione Ecologica in merito allo stato caotico in cui versa da anni la delicata Valutazione di Incidenza Ambientale. Si tratta della procedura obbligatoria per legge finalizzata ad accertare l’impatto di piani e progetti su specie e habitat rari e protetti a livello comunitario. Il buon senso, le norme generali della pubblica amministrazione e anche le Linee guida approvate a scala nazionale e pubblicate in Gazzetta Ufficiale nel 2019 obbligano da sempre gli enti a usare professionalità adeguate per applicare le direttive comunitarie in materia di specie e habitat. Invece la regione Abruzzo ha preferito continuare con scorciatoie burocratiche su cui è già intervenuta una volta, inutilmente, la commissione europea aprendo una procedura di pre-infrazione”.
L’associazione spiega, con toni polemici, che “alla fine c’è voluta una sentenza per far scoppiare un bubbone che è stato lasciato crescere consapevolmente dalla politica e dagli uffici regionali, fin dal 2003 quando è stata incredibilmente sub-delegata ai comuni gran parte delle delicatissime procedure di Valutazione di Incidenza Ambientale senza verificare se gli enti avessero negli uffici le competenze adeguate per svolgere questi compiti per cui sono necessarie figure come entomologi, ornitologi, erpetologi e botanici”.
Non basta. Le norme comunitarie e nazionali prescrivono la trasparenza sulle decisioni e obbligano ad aprire le procedure alla partecipazione del pubblico. La Stazione Ornitologica Abruzzese ha consultato l’albo pretorio di diversi enti trovando di tutto: progetti dove la procedura era completamente omessa; mancanza di pubblicità agli atti; firme di geometri, ingegneri e architetti privi di esperienza naturalistica; totale omissione della parte relativa alla partecipazione del pubblico; studi di incidenza auto-approvati; addirittura una Valutazione di Incidenza “postuma”, cioè rilasciata a intervento già realizzato. Un vero e proprio caos, con pochissimi comuni che si sono messi a norma.
Sulla vicenda interviene anche Augusto De Sanctis, consigliere della S.O.A. che segue da sempre la questione dei Siti di Interesse Comunitario e delle Zone di Protezione Speciale, le aree che compongono la rete Natura2000 della UE. “Stiamo parlando di una procedura complessa, introdotta ormai quasi trenta anni fa dalla direttiva 43/1992/CEE “Habitat”, recepita in Italia con il DPR 357/1997. La nostra regione, che ha vastissime aree di elevatissimo pregio naturalistico, spesso tutelate da parchi e riserve, avrebbe dovuto fare da capofila. Invece con la delega ai comuni siamo arrivati al paradosso che un comune nel Parco nazionale d’Abruzzo di 300 abitanti, che a malapena ha un tecnico comunale uno o due giorni la settimana, di solito un geometra o un ingegnere, oggi ha la competenza su orsi e lupi. L’ente parco, dove lavorano faunisti, biologi e botanici, deve esprimere un mero parere che il piccolo comune può anche non recepire! Da anni abbiamo sollevato la questione in regione, chiedendo di riportare la procedura alla competenza del Comitato Valutazione di Impatto Ambientale regionale, introducendo una delega ai soli Parchi nazionali così da sgravare in parte la struttura regionale. Si parla tanto di semplificazione: gli enti parco devono comunque istruire le pratiche per i loro nulla osta e dare i pareri sulle valutazioni di incidenza, tanto vale dare loro anche questa competenza riunendo i procedimenti. In questi anni anche qualche tecnico comunale ha criticato questa situazione, inutilmente. Alla fine la beffa: l’anno scorso il Consiglio regionale ha deciso di togliere la competenza ai comuni riportandola completamente alla regione. Tutto risolto? No, perché un codicillo dice che la norma entrerà in vigore solo se il dipartimento regionale competente avrà il personale necessario! Quindi da un lato la regione di fatto ammette la necessità di avere personale adeguato, dall’altro, non assegnandolo al dipartimento, lascia la patata bollente ai comuni. Una follia!“
La Stazione Ornitologica Abruzzese, con la sua nota, chiede quindi da un lato a tutti gli enti il rispetto delle norme e dall’altro alla Regione di attuare immediatamente quanto previsto dalla Linee guida nazionali assicurando che le procedure siano non solo conformi alle norme comunitarie ma all’altezza della sfida della tutela della biodiversità nella regione di orsi e lupi.