Come nel resto d’Italia, anche a Pescara in questi giorni è stata avviata la rimozione delle cabine telefoniche, il cui utilizzo è stato soppiantato dai cellulari
Diciamoci la verità, dopo la sparizione del gettone telefonico eravamo più che preparati a lasciare andare un altro simbolo della lontana era pre-cellulare: la cabina telefonica. Antro del desiderio insoddisfatto ogni volta avevamo urgenza di telefonare ma non se ne vedeva una lontano un miglio, custode delle nostre più turpi imprecazioni quando afferravamo una cornetta brutalmente vandalizzata, oppure riparo compiacente se volevamo nasconderci da qualche conoscente azzeccoso di passaggio: la cabina in un modo o nell’altro c’era, ma sapevamo che era in scadenza. E così, non certo da un giorno all’altro, l’azienda telefonica ha ricevuto il permesso dall’Agcom, l’Autorità garante delle comunicazioni, di smantellare quasi tutte le migliaia di cabine presenti in Italia, tranne alcune eccezioni che riguardano gli ospedali, le caserme e le carceri o dove il telefonino non ha la copertura di rete.
Accade ovunque, anche a Pescara, dove la rimozione è stata anticipata da appositi cartelli, forse nel caso in cui qualcuno, transitando dopo il fattaccio, si fosse chiesto “ma dov’è finita la cabina?”. L’unica difficoltà ora sarà conservarne la memoria. Per il gettone di rame scanalato è stato facile, è bastato riporlo in una scatolina (e aspettare che acquisti valore). Qualcuno è arrivato addirittura a conservare il primo telefonino, che di “ino” aveva solo il nome ma pesava come un forno a microonde. Poi sono arrivati gli smartphone e pure il telefonone è andato, nel cassetto o nella pattumiera. Della cabina, però, dobbiamo considerare l’ingombro: quanti di noi potranno permettersi di trovare un’allocazione adeguata in appartamento?