Appello sui social di Rete8: “Vorrei conoscere il nome della donna che mi donò un rene”

Grazie ad una donatrice ha avuto il rene che gli ha cambiato la vita. L’espianto a Teramo e il trapianto a L’Aquila: cinque anni dopo un imprenditore laziale vorrebbe sapere a chi indirizzare la sua gratitudine, in deroga alla privacy prevista in questi casi

Ha deciso di rivolgersi alla redazione social di Rete8, Enrico Marrocco, imprenditore della Provincia di Latina, sopravvissuto ad una brutta malattia, ma soprattutto grazie al trapianto di un rene effettuato nel 2017 all’Ospedale San Salvatore dell’Aquila. La sua storia è strettamente legata ad una donna tra i 54 ed i 56 anni, deceduta il 31 gennaio dello stesso anno, all’Ospedale “Mazzini” di Teramo, non prima di aver donato tutti i suoi organi. Il rene è risultato compatibile con Enrico che è stato, nel giro di qualche ora, convocato dagli specialisti aquilani per il trapianto:

“Ricordo ancora la telefonata del mio medico – ti cercano dall’Ospedale dell’Aquila, credo ci siano buone notizie – mi disse, a me non sembrava vero”

Grazie a quell’intervento Enrico è tornato a svolgere una vita normale, certo controllata, ma tranquilla. Titolare di una farmacia agraria di Lenola, in Provincia di Latina, appassionato di sperimentazione biologica, sta portando avanti un progetto molto interessante ed innovativo per l’eliminazione graduale della chimica dalle colture, Enrico ha anche un altro importante obiettivo, quello di sapere il nome della donna che gli ha salvato la vita:

“So che è deceduta, a seguito di un malore in casa, il 31 gennaio del 2017 all’ospedale “Mazzini” di Teramo e che dovrebbe avere avuto, all’incirca, tra i 54 ed i 56 anni. Sono cinque anni ormai che ogni sei mesi faccio celebrare, in sua memoria, una messa, ma vorrei fare di più, ad esempio portarle dei fiori al cimitero e provare a ringraziarla.”

Un appello toccante anche se il quadro normativo, sul tema, è abbastanza rigido e a stretta tutela della privacy, per evitare, come purtroppo accaduto in passato, che i parenti del donatore potessero avanzare richieste o, purtroppo in qualche caso, ricattare il ricevente.

“Con un gruppo di amici – ci racconta Enrico – stiamo portando avanti una battaglia perché questa legge venga modificata. In questi giorni abbiamo letto tutti la storia di Shena che ha saputo il nome della sua donatrice, e penso sia giusto, ci sono i margini per tutelare comunque la privacy, attraverso un consenso giustificato, gli strumenti ci sono, perché non venire incontro a chi, come me, vive nel desiderio di conoscere il nome di chi, con un gesto di straordinaria generosità, ha permesso di far continuare a vivere altre persone che avrebbero avuto, al contrario, nessuna speranza?.”

L'autore

Carmine Perantuono
Laureato in Giurisprudenza, è giornalista professionista dal 1997. Ricopre il ruolo di Direttore Responsabile di Rete8.