11 misure cautelari, emesse dal GIP di Foggia, a carico di altrettanti soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti e di detenzione e porto di arma clandestina, nonché ricettazione. Da San Salvo e Casalbordino alla vicina Puglia per rifornirsi di droga e armi.
Il blitz, della Polizia di Foggia, sta interessano i territorio di San Severo (Foggia), San Giacomo degli Schiavoni (Campobasso), San Salvo e Casalbordino (Chieti). In un locale i numerosi consumatori erano soliti intrattenersi per ‘testare’ la qualità dello stupefacente; da qui il nome dell’operazione “Coffee shop”. Tra gli arrestati Giovanni Spinazzola, 62 anni detto “U Fuggianill” (domiciliari), Severino Pio La Marca, 33 anni detto “Rino” (carcere), Luciano Marinelli, 58 anni detto “Zio Luciano” (carcere), Daniele Di Fino, 39 anni alias “Sciaqquin” (domiciliari), Nicola Forte, 39 anni detto “Tortellin” (domiciliari), Marivan Evstatiev, 34 anni detto “Mario” (carcere).
Nel corso dell’inchiesta sono stati sequestrati ben 3,5 chili di eroina e un chilo di cocaina ma anche armi come un AK-47 (il noto kalashnikov), pistole calibro 7,65 e munizioni. Arrivavano dal Molise e Abruzzo per comprare droga a “San Bernardino”, rione ad alta densità criminale nel cuore di San Severo, e portarla nelle rispettive regioni.
Le indagini partono quando, a seguito di alcuni servizi di polizia, viene notata la presenza sospetta nel quartiere pugliese di diversi soggetti, alcuni dei quali provenienti da altre regioni. Le successive indagini, caratterizzate da attività tecniche e continui servizi di osservazione, hanno permesso di confermare la presenza di locali adibiti a piazze di spaccio e gestite dagli odierni indagati. Una di queste, in particolare, era gestita da un pregiudicato sanseverese con numerosi precedenti specifici.
La rete di spacciatori agiva in base ad un modus operandi ben collaudato. L’acquirente, infatti, presi contatti telefonici con il venditore, lo raggiungeva a San Bernardino dove acquisiva lo stupefacente. La droga talvolta veniva consegnata direttamente dal venditore, in altri casi, invece, avvenuto l’incontro, il cliente veniva accompagnato in un luogo prestabilito dove prelevava egli stesso la droga. Nelle comunicazioni telefoniche usavano linguaggi criptici, tipici degli ambienti malavitosi per indicare la droga, i punti di incontro e stabilire le modalità della cessione. Tra le “parole in codice” utilizzate c’erano “cioccolata” e “caffè”. Per eludere eventuali controlli, i gruppi avevano creato un sistema di vedette con il compito di avvisare i componenti dell’organizzazione della presenza delle forze dell’ordine.
“Quando gli acquirenti venivano fermati dalla polizia e veniva sequestrato loro la sostanza stupefacente – hanno raccontato in conferenza gli inquirenti – i clienti tornavano dal pusher e mostravano il verbale di sequestro. A quel punto il venditore gli restituiva la stessa quantità di stupefacente acquistata”. Quando questa mattina gli agenti hanno eseguito le ordinanze hanno anche scoperto un vero e proprio laboratorio dove veniva tagliata e confezionata la sostanza stupefacente. Il laboratorio si trovava all’interno di una casa popolare ed era protetto da un sistema di telecamere di videosorveglianza.
I dettagli dell’operazione in una conferenza stampa presso la Procura della Repubblica di Foggia.
In questo video, girato dalla Polizia, il blitz nel rione ‘San Bernardino’ ( San Severo) da dove è partita l’operazione che ha coinvolto anche l’Abruzzo.