Dopo 50 anni di attività lo stabilimento della Dayco di Chieti Scalo così come quello di Manoppello potrebbe veder drasticamente ridimensionata la produzione con il conseguente taglio del personale
A lanciare l’allarme sono stati i sindacati che da ieri hanno indetto due giorni di sciopero. Stamani davanti i cancelli della fabbrica in via Papa Leone XIII a Chieti Scalo si è tenuta un’assemblea con i lavoratori. Ettore Di Natale per la Femca Cisl, Alessandro Mancini per la Filctem Cgil, e Stefano Di Primio per la Uiltec Uil, temono che la multinazionale abbia avviato un percorso di delocalizzazione della produzione della sede scalina.
Secondo i sindacalisti l’azienda avrebbe intenzione di delocalizzare un importante settore di produzione. Avrebbe affidato infatti ad una nuova azienda, la Novurania di Treviso, parte delle lavorazioni del settore della mescola in gomma, necessaria per la produzione delle cinghie prodotte da Dayco, leader nel settore, e vendute in tutto il mondo. Le motivazioni addotte dai vertici della multinazionale nel corso di un incontro tenuto presso la sede di Confindustria giovedì scorso, non convincono i sindacati che temono forti tagli al personale.
Secondo quanto riferito dalla proprietà alla base della scelta ci sarebbe la necessità di garantire la produzione anche in caso di imprevisti dovuti a calamità naturali o guasti tecnici.
I sindacati temono che la Dayco stia iniziando un percorso di delocalizzazione, partendo da questo importante reparto di semilavorati. Alla Dayco di Chieti Scalo attualmente sono impiegati 329 lavoratori. Al momento sarebbero stati garantiti i livelli occupazionali. Se non dovessero arrivare notizie positive dai vertici della multinazionale i lavoratori degli stabilimenti di Chieti Scalo e Manoppello continueranno a mantenere le braccia incrociate è stato ribadito.