Dall’associazione per la Tutela dell’Ambiente e della Vita Rurali cesto di prodotti tipici contro il rinvio della decisione del Tar Abruzzo sulla caccia ai cervi
Una singolare forma di protesta quella pensata dall’associazione l’associazione nazionale Tutela Rurale: martedì 3 dicembre consegnerà un cesto di prodotti tipici ai componenti del Tar Abruzzo, “rei” di avere rinviato la decisione sull’abbattimento selettivo di 469 cervi deliberato dalla Giunta regionale.
La mobilitazione inizierà martedì 3 dicembre alle 10 davanti alla sede del Tar Abruzzo all’Aquila. La protesta è stata promossa per protestare contro la decisione di rinviare a maggio, a stagione venatoria ormai alla al termine, l’esame di merito della delibera sull’abbattimento dei cervi in Abruzzo.
L’iniziativa, organizzata in forma ristretta, avrà un taglio ironico: i manifestanti consegneranno i cesti per “rifocillare” i componenti del Tar.
“Non è pubblicità ai nostri prodotti – chiarisce il vice presidente dell’associazione, Dino Rossi – ma un gesto simbolico per alleggerire i tempi di lavoro del Tar, che ha fissato al 14 maggio 2025 la discussione sull’abbattimento.
Come si usava un tempo, quando i contadini mietevano a mano, le donne si recavano al campo con un canestro pieno di prodotti per far pranzare i loro famigliari, ma soprattutto per non perdere tempo a farli tornare a casa a piedi dai campi. Abbiamo pensato che se il Tar Abruzzo trova spazio a fissare la data per la tutela del mondo rurale a distanza di sei mesi, vuol dire che sono pieni di lavoro, per questo motivo siamo lieti di dare una mano ad accorciare i tempi”.
Nei cesti, però, saranno presenti quasi solo peperoncini, definiti “gli unici prodotti agricoli risparmiati dalla fauna selvatica”. L’iniziativa mira a sensibilizzare agricoltori e automobilisti danneggiati dai cervi.
I promotori sottolineano inoltre i rischi sanitari legati alla sovrappopolazione di cervi, come i focolai di tubercolosi bovina registrati a Roio Colle (L’Aquila), che hanno portato all’abbattimento di 200 bovini infettati al pascolo condiviso. L’associazione teme anche un impatto sull’orso marsicano.