Caporalato: un arresto e un divieto di dimora per lavoratori fatti dormire in stalle

Madre e figlio, di 51 e 25 anni, nei guai per Caporalato. Dopo aver reclutato on line lavoratori senza permesso di soggiorno li hanno destinati alle campagne della loro azienda di Teramo dove i carabinieri li hanno scoperti in nero, ricattati e per 500 euro al mese a vivere di notte in una stalla. Trovata anche droga

 

Le indagini, condotte dal NIL di Teramo, hanno permesso di accertare come gli indagati, dopo aver reclutato due cittadini stranieri attraverso social network, privi di permesso di soggiorno, offrivano loro lavoro ed alloggio concordando 500 euro mensili. I lavoratori erano quindi costretti ad alloggiare all’interno di una roulotte priva di acqua, luce e servizi igienici, posizionata nella stalla e quindi con una presenza costante di aria insalubre atteso la concimaia posizionata poco distante. Dall’attività investigativa inoltre si è accertato che i lavoratori venivano impiegati il giorno quali braccianti agricoli e la notte guardiani della stalla, costantemente minacciati di essere rimpatriati poiché privi di permesso di soggiorno.
Inoltre, nel corso di perquisizione locale e domiciliare effettuata nei confronti degli indagati, nelle campagne di loro proprietà è stata rinvenuta la somma di 2060 euro occultata nella vegetazione, all’interno di un barattolo di vetro, riscontrata essere appartenente ad uno dei cittadini sfruttati, il quale, prima di fuggire dall’azienda, aveva ben pensato di occultare il denaro al fine di non essere derubato. Il denaro rinvenuto è stato quindi riconsegnato al legittimo proprietario il quale attualmente si trova in una struttura protetta. Durante le operazioni in argomento sono state inoltre sequestrate nr. 5 piante di marijuana dell’altezza di circa 40 cm e 50 grammi dello stesso stupefacente confezionato in più dosi.

I provvedimenti restrittivi, uno di sottoposizione agli arresti domiciliari ed uno del divieto di dimora nel Comune di Teramo, sono stati emessi all’esito di attività investigativa che hanno consentito di accertare gravi indizi di colpevolezza in ordine all’ipotesi di reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro – c.d. “CAPORALATO”, con violazione dei contratti nazionali e delle norme sulla sicurezza del lavoro.

Barbara Orsini: