Un sit-in davanti al carcere di Chieti, con bandiere e fischietti, per protestare contro la carenza di organici che porta a turni massacranti, facendo venir meno anche le condizioni di sicurezza: lo hanno inscenato una decina di lavoratori in rappresentanza di Cgil, Cisl, Uil polizia penitenziaria, Sappe, Osapp e Sinappe.
Il carcere, concepito per ospitare 70 detenuti, ne conta attualmente 150; al sovraffollamento si aggiunge una carenza di organico che porta gli operatori a dover effettuare turni fino a 16 ore, con impossibilità anche di usufruire della mensa. Sulla carta l’organico prevede 80 persone, nel tempo scese a 68; oggi, fra malattie e pensionamenti in atto, coloro che prestano servizio effettivamente sono meno di 60. Alcuni, hanno denunciato i lavoratori durante il sit-in, sono assenti per patologie legate allo stress. Fra quelli in servizio c’è chi deve ancora usufruire delle ferie 2015, chi ha accumulato decine di riposi e recuperi dei quali non riesce a beneficiare.
“Lavorare in questo istituto è sotto il livello minimo di sicurezza – ha detto Mike De Collibus, rappresentante Uil-Pa Polizia Penitenziaria – Chiediamo che ci mandino personale, chiediamo il rispetto delle contrattazioni. Sulla carta siamo 68, ma nei servizi 58 e gli stessi detenuti non possono fare tutte le attività che vorrebbero perché non possiamo seguirli”. “Siamo ridotti al minimo, dobbiamo lavorare in 6 o 7 ogni turno, il sabato e la domenica la situazione è maggiormente fuori controllo – ha aggiunto Fabrizio Di Pietro, responsabile locale della Cgil – Chiediamo l’immediato aumento dell’organico, poi il rispetto di ciò che si è contrattato per lavorare meglio sia noi sia chi è ristretto e risente della situazione”. “Ormai sono così pochi – ha sottolineato il segretario regionale Uil Pa Polizia Penitenziaria, Ruggiero Di Giovanni – che non riescono nemmeno a darsi il cambio per andare a mangiare”.