Nel carcere di Teramo una detenuta psichiatrica ha preso a testate una poliziotta: lo segnala il sindacato di polizia penitenziaria Sinappe
Ieri una detenuta psichiatrica incline frequenti atteggiamenti violenti, sia verso se stessa che verso altri, reclusi o operatori penitenziari – ha preso improvvisamente a testate una poliziotta costringendola a ricorrere alle cure del Pronto Soccorso. La poliziotta è stata dimessa con una prognosi iniziale di 8 giorni. Per il Sinappe occorrono più Rems.
La residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, acronimo Rems, indica una struttura sanitaria di accoglienza per gli autori di reato affetti da disturbi mentali (infermi di mente) e socialmente pericolosi.
“Il dato che allarma questa organizzazione sindacale – scrive il Sinappe – è che la detenuta in questione sarebbe stata dimessa proprio da pochi giorni dall’ospedale, ove era stata accompagnata a causa delle patologie psichiatriche che la affliggono.Il rientro in Istituto, considerata le peculiarità dell’ambiente detentivo e il contatto obbligato con una moltitudine di persone, dovrebbe essere maggiormente attenzionato nella valutazione dei sanitari che dispongono le dimissioni, soprattutto quando sono coinvolti detenuti psichiatrici o comunque vulnerabili, in chiave sinergica per salvaguardare la sicurezza anche degli altri detenuti e del personale in divisa.La segreteria provinciale del Sinappe è costretta ancora una volta a chiedere che vengano adottati immediati provvedimenti dai vertici dell’amministrazione penitenziaria, al fine della costruzione di più REMS ove ubicare i soggetti affetti da malattie psichiatriche.Esprimiamo vicinanza e solidarietà alla collega, ennesima vittima di un sistema penitenziario che sembra aver abbandonato da tempo gli uomini in divisa”.
Il Sappe, altro sindacato di Polizia penitenziaria, riferisce che la donna aveva prima tentato di impiccarsi in cella:
“Il personale di Polizia penitenziaria, prontamente intervento insieme ai sanitari, è riuscito a slacciare il cappio dalle inferriate della finestra: fasi concitate in cui alcuni operatori hanno riportato escoriazioni e una testata al volto, dovendo poi ricorrere alle cure mediche presso il locale pronto soccorso”, riferisce Giuseppe Pallini, segretario del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, che aggiunge come “la detenuta, dopo essere stata slegata dal cappio, ha continuato nei suoi intenti violenti, distruggendo i sanitari del bagno e suppellettili della cella, ed hanno faticato non poco i poliziotti ad immobilizzarla”.
Il sindacalista ha aggiunto che la donna, fino dal suo arrivo dal carcere romano di Rebibbia, si è resa protagonista di comportamenti violenti e aggressivi:
“Non c’è stato giorno in cui non abbia aggredito altre ristrette, danneggiato arredi e compiuto gesti autolesionisti, tanto che qualche giorno addietro era stata ricoverata presso il locale nosocomio con proposta di TSO.Il dato oggettivo è che la Polizia Penitenziaria la deve gestire 24 ore al giorno per 365 giorni l’anno senza adeguati mezzi di contenzione e soprattutto di preparazione, cosa questa ad appannaggio di medici specialisti”.
Per Donato Capece, segretario generale del SAPPE, gli agenti della Polizia Penitenziaria, pur non avendo le competenze necessarie, sono chiamati a gestire persone con varie problematiche mentali:
“Chiediamo anche l’immediata applicazione dell’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede restrizioni adatte a contenere soggetti violenti e pericolosi. Sarebbe opportuno dotare al più presto la Polizia Penitenziaria del taser o, comunque, di altro strumento utile a difendersi dalla violenza di delinquenti che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato”.
Il Sindacato della Polizia Penitenziaria non esclude clamorose forme di protesta dei poliziotti:
“Ormai il tempo delle interlocuzioni è finito: in questi ultimi anni ci siamo recati in ogni istituto di pena del Paese, per adulti e minori, abbiamo pazientemente ascoltato il personale, abbiamo scritto e riscritto alle varie Autorità competenti, ma ci rendiamo conto che chi di dovere non ha ancora intrapreso le iniziative che abbiamo richiesto e che ci aspettavamo”.